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Cittadini stranieri irregolari in Italia: speranze, illusioni, delusioni

I media riportano spesso storie di vita di cittadini stranieri, ma non sono pubblicate casistiche consistenti che possano permettere di passare dall’aneddotica ad una analisi dei dati con un minimo di validità statistica, in particolare nel caso degli cittadini stranieri irregolari che divengono invisibili nelle nostre città, ad esclusione del momento del lavoro in nero.

La studentessa Lucia Zanini ha svolto presso l’ambulatorio del Naga la tesi di laurea, tramite un questionario strutturato – semistrutturato mirante a indagare motivazioni, speranze, risultati, progetti dei cittadini stranierii. Sono stati raccolti i dati da 91 immigrati irregolari di 28 diverse nazionalità (35% nord africa – principalmente Marocco ed Egitto, 25% america latina – principalmente Ecuador e Perù, 20% est europa – principalmente Romania e Bulgaria, 20% le restanti nazionalità).

Il 76% è venuto in Italia per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita, il 22% per congiungersi a familiari e il 2% per asilo politico.

Il 67% aveva l’aspettativa di trovare lavoro, il 7% di arricchirsi facilmente, il 26% non aveva aspettative precise.

L’83% sin dalla partenza dal proprio paese voleva venire in Italia, conosciuta tramite amici, parenti, o la televisione. Il 12% aveva intenzione di andare in altre nazioni europee (Spagna, Francia, Germania, Svezia) ma è rimasto bloccato in Italia, il 5% non aveva idee precise.

Sono in Italia mediamente da 8 anni e la grande maggioranza non ha mai fatto ritorno al proprio paese d’origine, del quale sentono la mancanza principalmente per la distanza dalla famiglia (76%). Il 49% ha figli che sono rimasti nel paese d’origine nel 71% dei casi.

Il 22% si è pentito di aver lasciato il proprio paese, giudica fallimentare l’esperienza migratoria. Il 12% ha il progetto di tornare nel proprio paese, il 9% di migrare in un altro paese, il 58% di restare in Italia e il 21% non ha progetti precisi.

Alla domanda: la cosa principale che non ti piace dell’Italia: 22% il razzismo, 19% il fatto di non avere lavoro, il 16% la politica, l’11% la criminalità, l’8% il clima, 24% non risponde o disperde le risposte su altri fattori.

Alla domanda: la cosa principale che ti piace dell’Italia: 42% la cultura, 21% l’umanità degli Italiani, il 5% la sicurezza, 32% non risponde o disperde le risposte su altri fattori.

Gli intervistati erano tutti “migranti economici”, definiamoli così per semplicità, anche se il Naga rifiuta la possibilità di una distinzione netta tra migranti economici e rifugiati.

In sintesi gli elementi più interessanti che emergono sono che viene confermata la spinta ad emigrare per trovare un lavoro e migliorare le proprie condizioni di vita, ma spesso il progetto è piuttosto fragile (il 7% pensava di arricchirsi facilmente, il 26% non aveva aspettative precise, la notizie raccolte circa l’Italia prima dell’immigrazione a volte erano solo tramite la televisione) e spesso il progetto fallisce: il 22% si è pentito.

Viene confermata la forte sofferenza di aver lasciato la famiglia e molto spesso i figli, non più visti per anni e anni (la mancanza di permesso di soggiorno impedisce i viaggi). Il rapporto con gli Italiani è vario: per il 22% la cosa peggiore dell’Italia è il razzismo, ma per il 21% l’umanità degli Italiani. Sorprendente è il fatto che ben per il 42% la cosa migliore dell’Italia è la cultura, ma non bisogna dimenticare che il livello scolastico dei cittadini stranieri è mediamente alto.

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