L’oggetto della mail di Naga che segnalava la festa di domenica al Teatro dell’Elfo recitava: “Sarà bello!”.
E così è stato, una meravigliosa serata di musica e parole, tutte in perfetta armonia con lo spirito che anima Naga da trent’anni suonati.
Prima del concerto il presidente Pietro Massarotto ha ricordato come e perché si muove l’associazione, soprattutto attraverso le azioni che compie quotidianamente in scenari e con soggetti molto diversi, cercando di riempire un vuoto di servizi culturale prima che organizzativo.
Per questo ha ricordato che Naga ha come obiettivo estinguersi, perché, cambiando poco a poco il mondo, il mondo dovrebbe cambiare.
Poi la parola è passata alla musica: tre piccoli concerti compiuti, tre gemme perfettamente complementari e applauditissime dalla sala colma.
Gaetano Liguori, per primo al pianoforte, ha dedicato la prima parte del suo set ai Giusti, persone che salvano vite, e alle vittime innocenti di chi le vite le attenta (in una domenica di sangue in Egitto).
Nella seconda parte ecco una suite politica davvero travolgente, che ha divagato con raffinato sapore jazz tra bandiere rosse e temi cubani.
L’ultimo pezzo, percussivo, ipnotico, ammaliante, personalmente mi ha evocato immagini del cinema di Dziga Vertov, del quale sarebbe perfetta colonna sonora.
Patrizio Fariselli ha fatto parlare solo il pianoforte, introducendo il suo set con una versione commovente di Blackbird dei Beatles.
Caldissima, sofferta, con impennate emotive e seguenti approdi tranquilli su accordi consolatori.
Con lo stesso tono di voce anche la personale rilettura di Time After Time, ottima scelta per riflettere sul senso del tempo che passa in una festa di compleanno così speciale.
I pezzi originali di Fariselli sono stati in tutti i sensi spettacolari: per invenzione ed esecuzione, improvvisando scrosci di note su labirinti melodici, ritmi dispari e progressioni armoniche.
Come se il musicista accendesse e spegnesse luci di colori e intensità diverse premendo i tasti del pianoforte.
Chiusura riservata a Luglio, agosto, settembre (nero) degli Area, un capolavoro assoluto, anche in versione piano solo.
Con Lorenzo Monguzzi, accompagnato da Andrea Marinaro, il pianoforte ha ceduto il passo a due chitarre acustiche: corde arpeggiate e pizzicate che insieme avevano la forza di una band.
Monguzzi ha arricchito con storie e parole la serata: dalla rilettura in dialetto brianzolo di celebri brani stranieri (di Susan Vega e Johnny Cash) ai protagonisti che abitano il suo canzoniere dai tempi dei Mercanti di Liquore, come il guidatore di Apecar o l’artista della Semi-automatica.
Con una voce sempre molto avvolgente e calda i pezzi di Monguzzi hanno saputo evocare immagini e personaggi molto vicini all’esperienza di chi conosce e lavora con Naga e che opera non senza difficoltà in Lombardia.
Alla nostra regione (“com’è facile volerti male, di sorrisi non ne fai e ti piace maltrattare”) è dedicato l’ultimo pezzo del set e del concerto, ma ci piace concludere con le parole di Portavèrta, toccante e sincera dichiarazione esistenziale, un vero invito alla cultura dell’accoglienza, che in ogni sua parola ieri sera è suonata come un inno per l’associazione: “E tücc che vören sarà sü la porta e inveci a mí me piâs lasàla vèrta.”
Dunque buon compleanno Naga: trenta e non più trenta (come dice Pietro, se tutto va bene).