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Prima espulso, poi rifugiato.

La questura di Milano da ormai più di due anni, come abbiamo anche denunciato in più occasioni, si arroga la funzione di scremare chi abbia diritto di fare domanda d’asilo e chi no, senza nemmeno interpellare la Commissione Territoriale che nel nostro paese è l’unico organo deputato a fare questo tipo di valutazione.

E così se la cittadina o il cittadino straniero proviene da un paese considerato non rischioso o adduce motivazioni di carattere economico, si vede notificato un provvedimento di espulsione e diventa così impossibile proseguire la richiesta d’asilo.

Questo è successo a gennaio 2017 a un cittadino straniero che si è rivolto a noi perché la questura di Milano invece di fargli fare domanda di asilo gli ha dato un’espulsione. Grazie al nostro Sportello Legale e a una nostra avvocata, è stato impugnato il provvedimento di espulsione. Così il signore ha approfondito la sua storia e si è preparato all’iter di richiesta di protezione con il supporto del nostro Centro Naga Har e la Commissione di Milano gli ha riconosciuto lo status di rifugiato, una forma di protezione che in Italia nel 2018 è stata riconosciuta nel 7% dei casi (dati delle Commissioni Territoriali).

La commissione di Milano ha valutato la richiesta di protezione dopo un anno da quel provvedimento di espulsione e ha riconosciuto lo status di rifugiato.

Ci chiediamo cosa gli sarebbe successo se fosse tornato nel suo paese, come previsto da quel decreto di espulsione.  Leggi l’articolo del Corriere

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