Sono sempre rimasto colpito dai nomi delle persone che si rivolgono al Naga e che, a volte, sembrano raccontare un mondo, un desiderio, una volontà: Justice, Faith, Gift…E io ho ricevuto un regalo e non ho avuto niente da dare in cambio a Gift che, una sera, si è rivolto al nostro sportello legale.
Era venuto a trovarci un mercoledì perché non sapeva bene dove andare e qualcuno lo aveva indirizzato al Naga.
Arrivato in Italia da minorenne si era ritrovato in balia dell’accoglienza (senza capirci molto, che raramente ci sono spiegazioni comprensibili e nessuno sa “prepararsi” per tempo) e poi con la maggiore età si ritrovava respinto ripetutamente.
Gli ho detto che noi non potevamo aiutarlo, non potevamo fare niente, nel suo caso. Mi guarda mentre glielo dico e, sorprendentemente, la sua reazione non corrisponde alle mie parole o a ciò che avevo immaginato: insieme alla delusione, infatti, nei suoi occhi luccica una sorta di gratitudine. Per cosa? Non lo so. Forse per essermi semplicemente fermato ad ascoltarlo, forse ai ragazzi come lui non capita spesso di essere trattati con rispetto e attenzione, non lo so.
So solo che nella sua debolezza aveva una forza irresistibile e di sicuro era un regalo per chiunque lo incontrasse.