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Ma sei italiana?

Questa sembra sia stata la domanda posta a Paola Egonu e che ha fatto traboccare il vaso della sua pazienza.

Poco importa se effettivamente le hanno fatto questa domanda. Se non è stata fatta a lei è stata sicuramente fatta ad un altro o ad un’altra cittadina italiana con la pelle nera. Sembrano convivere in questa vicenda due mondi: da una parte vi è un sistema meritocratico e aperto, quello sportivo lo è per definizione, che seleziona i suoi protagonisti secondo criteri di performance, dall’altra vi è un sistema valoriale retrogrado e razzista che si ostina a voler considerare l’Italia come uno stato etnicamente puro. Ma il mondo dello sport, per questioni spesso utilitaristiche, ha anticipato la realtà dove, evidentemente, un mondo etnicamente puro non esiste.

Il mondo che soggiace alla domanda “Ma sei italiana?” è dunque fittizio eppure diventa tremendamente vero nella pericolosità dei suoi effetti sulla vita delle persone sulle quali si riversa la violenza del suo significato profondo. Ma come Naga non ci stanchiamo di guardare il modo reale, quello che incontriamo tutti giorni, vero, reale e straordinariamente sfaccettato, complesso e magnificamente non-puro. Proprio come Paola Egonu e moltissimi altri e altre come lei.

A Paola Egonu tutta la nostra solidarietà e il nostro augurio che rimanga per continuare a dar forma pubblica e potente a ciò che il suo essere significa.

Foto di Miha Corni

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