Anche questa domenica ci siamo recati presso l’Ufficio Immigrazione sito in via Cagni intorno alle 20; la porta sarebbe rimasta chiusa, l’avevamo appreso da qualche quotidiano nei giorni precedenti.
Chi non ne era a conoscenza, tuttavia, erano molti degli aspiranti richiedenti asilo che – alla mercé di trattamenti inumani, prassi discrezionali e incongruenze organizzative – sfidano da mesi la fatica e il gelo per poter esercitare un loro diritto fondamentale.
Il diritto ad essere informati circa qualcosa che può cambiarti la vita permettendoti la regolarizzazione in Italia è evidentemente qualcosa a cui ci si può appellare solo in un mondo utopico e idealista, qui siamo invece in Europa, immersi nella “concretissima” realtà italiana.
L’aria, questa settimana, era meno fredda, ma nell’umidità persistente i nostri passi erano più incerti del solito, l’ultimo decreto del Governo ha appesantito il cuore di idealisti come noi, che ancora si lasciano guidare dal “restiamo umani”.
Erano presenti circa una sessantina di persone di madrelingua araba, ignare che quella sera, o meglio quella notte, non si sarebbe creata nessuna fila in attesa dell’apertura degli uffici.
Veniamo subito “accolti” dagli agenti di polizia: “Chi siete? È dall’inizio del nostro turno, dalle 19, che avvisiamo che oggi non si entra. I pochi rimasti, sono qui perché non hanno un posto dove andare, sono qui a far serata”.
Serenità, davanti allo spaesamento di chi non parla la tua lingua e ti chiede spiegazioni, totale tranquillità nell’adottare un sistema di comunicazione che lascia decine di persone all’addiaccio: ecco cosa trapela dalle parole degli agenti.
Così molti richiedenti asilo hanno appreso soltanto in loco che “Martedì 21/3/2023 l’Ufficio riceverà [ndr: sia chiaro, solo pochi di loro] gli stranieri privi di appuntamento che si presenteranno spontaneamente per richieste/istanze di vario genere” come recita il foglio affisso sulla porta della Questura, contestualmente pubblicato sul sito istituzionale.
Si vergognano di spiegare a quale prova di forza i richiedenti asilo saranno costretti, ma per la prima volta il Questore di Milano confessa, nero su bianco, l’illegittimità della propria condotta: fino al 21 marzo p.v., a Milano, nessuno potrà esercitare il diritto di chiedere la protezione internazionale.
Dal canto nostro, domenica abbiamo raccolto un’altra trentina di manifestazioni di volontà di richiedere asilo: almeno la lotta alle espulsioni di chi resta irregolare per inerzia della Pubblica Amministrazione deve continuare.
Lasciamo quell’inferno, questa volta soprattutto di desolazione, verso le 23:30. Attorniati dal vociare di pochi e assordati dallo scricchiolio dei nostri passi sul fogliame bagnato di quel parco, antistante la questura, spesso unico riparo per i richiedenti nei mesi di attesa.
Chissà se anche il razzismo e l’indifferenza delle nostre istituzioni scricchioleranno mai; intanto, le vite degli ultimi sono sempre più precarie e marginalizzate.
Lunedì prossimo saremo ancora qui.