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20 a 1

Lo scorso 20 dicembre
la Conferenza Stato-Regioni
ha preso atto che “nelle Regioni vi sono difformità di accesso alle cure per
gli stranieri”. Significa che alcune regioni, in primis la
Lombardia, non hanno mai applicato appieno la legge 286 del
1998 che garantisce il diritto alle cure
anche per i cittadini stranieri irregolari. E’ una conseguenza del nefasto “federalismo
sanitario” che, lasciando in sospeso la salute dei migranti tra legislazione
esclusiva e legislazione concorrente, fornisce un alibi alle Regioni per
sottrarsi alle proprie responsabilità. L’accordo Stato-Regioni cancella
quell’alibi. Sottoscritto all’unanimità, impegna le Regioni inadempienti ad allinearsi
alle buone prassi delle (poche) Regioni virtuose. Non è una nuova legge, ribadisce
e rafforza quella del 1998.

Tra i vari punti
toccati, l’accordo ribadisce che ai cittadini
stranieri irregolari (attraverso il codice Stp) e ai neocomunitari senza
tessera sanitaria (tramite il codice
Eni) sia garantita la continuità di cura. Afferma che i minori irregolarmente
presenti sul territorio nazionale hanno diritto al “pediatra di base” e che le Asl hanno l’obbligo di munirli di
tessera sanitaria.

E’ un documento
importante, che non si discosta molto da quanto il Naga ha sempre chiesto:
l’iscrizione al servizio sanitario nazionale anche dei cittadini stranieri
irregolari, adulti compresi.

Finora solo la Regione Lazio e la Provincia autonoma di
Trento hanno recepito l’accordo nella sua interezza con un atto formale (una
prassi quasi ridondante perché l’accordo, secondo l’Associazione Studi
Giuridici sull’Immigrazione, ha forza cogente nel momento stesso in cui è
sottoscritto dal Governo e dai Presidenti delle Regioni). Alcune Regioni hanno
applicato in concreto uno o più punti dell’accordo. A oggi sono sei le Regioni
che iscrivono obbligatoriamente al servizio sanitario i minori irregolari.

In
Lombardia, invece, non è successo niente. Anzi, qualcosa è successo, non però in
conseguenza dell’accordo. Obbligata da una sentenza della magistratura,
scaturita da un esposto presentato anche dal Naga, la coppia Formigoni-Lucchina
(la mente e il braccio delle eccellenti malefatte sanitarie lombarde)
prima di lasciare il campo con disonore ha concesso agli stranieri over 65, in Italia per ricongiungimento
familiare, la possibilità d’iscriversi volontariamente al Servizio sanitario
regionale versando tariffe abbordabili. Poi Maroni ha preso il posto di Formigoni, Pdl
e Lega si sono ri-spartite le caselle della sanità, in consiglio regionale
della sinistra radicale non c’è più traccia, sulla sanità si abbatteranno altri
tagli e nuovi ticket, disoccupazione e povertà gonfieranno tra i penultimi lo
slogan “prima gli italiani”. In questo quadro, pretendere di convincere Maroni
a fare la cosa giusta che Formigoni in tanti anni non ha fatto rasenta il
temerario.

Abbiamo fatto i
conti: il 30 aprile la
Regione Lombardia era
in ritardo di 4991 giorni nell’applicazione della legge 286 e di 133 giorni
nell’applicazione dell’accordo Stato-Regioni. Quale ritardo riuscirà ad
accumulare? Un ritardo di meno di 6000
giorni è dato 20 a
1 dai bookmakers. Proviamo a smentirli?

Il Naga

Sul sito della
Società italiana di medicina delle migrazioni (www.simmweb.it)
il testo integrale dell’accordo Stato-Regioni e il monitoraggio della sua
applicazione.

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