Lo scorso febbraio il Comune di Milano ha aperto, nelle sedi decentrate dell’anagrafe, quattro sportelli, gestiti, attraverso un subappalto del servizio, da una ATI a tal fin costituita, con la funzione di procedere all’iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora. Un servizio atteso da anni che, come sottolinea il comunicato con cui è stato presentato dall’amministrazione, darà alle persone che potranno accedervi la possibilità di “fruire di servizi essenziali connessi a diritti fondamentali costituzionalmente garantiti”.

 Il servizio viene garantito, principalmente, attraverso la mediazione di un soggetto del terzo settore che dovrà presentare la persona agli sportelli, accompagnato da una relazione di presentazione. La possibilità di presentarsi autonomamente al CASC (Centro Aiuto Stazione Centrale) è considerata residuale e ottiene risposte solo dopo molti mesi di attesa.

 Il Naga, pur valutando positivamente l’attivazione della possibilità di riconoscere la residenza ai senza fissa dimora, ritiene che le modalità con cui è stato creato il servizio, rispecchino un approccio assistenzialista secondo il quale la persona senza fissa dimora debba necessariamente essere un soggetto bisognoso di soccorso assistenziale enecessiti di una valutazione da parte di un altro soggetto circa la “meritevolezza” di un diritto. Ai senza fissa dimora deve essere concesso di richiedere la residenza direttamente all’amministrazione la quale dovrebbe limitarsi a verificare le informazioni ricevute per accertare il domicilio dichiarato.

Inoltre tale servizio, seppur teoricamente garantito a tutte le persone senza fissa dimora, esclude i richiedenti asilo come conseguenza del Decreto Sicurezza dello scorso ottobre.

Il Naga quindi invierà i soggetti che ne faranno richiesta, ma richiede con forza e determinazione che questa modalità venga rapidamente superata: le persone senza fissa dimora hanno bisogno della residenza non di baby sitter!

Lettera comune di milano residenza senza fissa dimora