Dopo la decisione della Regione Lombardia che vuole impedire ai richiedenti asilo di avere un medico di base fisso, rendendo così più fragili le loro già precarie esistenze, sulla stampa hanno cominciato a circolare singolari interpretazioni del provvedimento regionale.
Crediamo sia quindi importante fare chiarezza sia su alcuni punti fondamentali della normativa che regola l’accesso alle cure per i cittadini stranieri, sia sulla comunicazione diramata dalla Regione e rintracciabile sul sito ufficiale dell’ente (pagina dedicata all’assistenza sanitaria agli stranieri) e nella newsletter inviata ai medici di base (Filodiretto, ottobre 2019, punto 4) ma della quale ignoriamo, in quanto irreperibile, il provvedimento che l’ha prodotta:
– la scelta della regione Lombardia non comporterà alcun risparmio. Secondo quanto indicato, anzi, i medici di base dovranno chiedere il rimborso per ogni accesso, che diventa quindi occasionale;
– in Italia l’accesso alle cure per i cittadini stranieri non è una concessione, ma un diritto stabilito dalla legge e legato non al permesso di soggiorno, alla cittadinanza, alla residenza, al lavoro, ma al solo fatto di essere persone presenti sul territorio nazionale;
– in particolare i richiedenti asilo, che in quanto tali hanno un permesso di soggiorno, hanno l’obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale (nel senso che deve essere loro garantito!) a parità di trattamento e piena uguaglianza rispetto ai cittadini italiani “per quanto attiene all’obbligo contributivo, all’assistenza erogata in Italia dal Servizio sanitario nazionale e alla sua validità’ temporale” (art. 34 comma 1 Testo Unico Immigrazione). Il che significa che devono avere un medico di base fisso;
– per i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno, l’art. 35 del Testo Unico Immigrazione prevede invece siano garantite le cure urgenti, essenziali e continuative, tramite il rilascio del codice Straniero Temporaneamente Presente (STP).
Il provvedimento meschino e razzista della Regione non ha alcuna base giuridica, ma ha una forte portata simbolica.
La decisione di erogare un semplice foglio di carta, anziché l’emissione di un tesserino plastificato rappresenta bene il significato precarizzante dell’operazione, inserendosi nel processo trentennale di criminalizzazione dei cittadini stranieri che erode i diritti fondamentali di tutte e tutti.
Inoltre, il foglio di carta avrà validità di un solo anno esponendo i richiedenti asilo – che nel frattempo avessero perso il diritto all’accoglienza – al rischio di non poterne più ottenerne uno nuovo con la conseguente esclusione totale dal servizio sanitario nazionale.
Un processo che ha conseguenze devastanti con la produzione di una società suddivisa in gruppi di portatori di interessi in lotta fra loro per accedere a quel che resta di un welfare in dismissione.
Noi andiamo avanti, controvento.
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