Come Associazione e come singoli volontari e volontarie, ci sentiamo immersi in un clima fatto di urla, aggressività e criminalizzazione del fenomeno migratorio e in una narrazione che costringe i cittadini stranieri in categorie predefinite: i migranti economici, i poverini, i delinquenti, i profughi, i parassiti, i bisognosi.
Ma quando entriamo al Naga, oppure quando usciamo con le unità mobili per svolgere le nostre attività, tutto ciò diventa un’eco lontana e incontriamo un’altra realtà.
E così accade che mentre offriamo cure mediche, assistenza legale e sociale e accoglienza, le categorie sfumano, vengono sovvertite, smentite e si rivelano troppo piccole per contenere la varietà delle esistenze delle persone che incontriamo.
Ed è proprio in questi incontri che trova senso e forza il nostro agire.
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