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La testimonianza di un volontario

Ancora lacrime.

A me ieri sera sono toccate quelle di un ragazzo di 26 anni pakistano che da maggio, pur avendo già fatto domanda d’asilo, attende che le Istituzioni (maiuscola polemica) si degnino di riconoscergli il diritto all’accoglienza che gli spetta per legge. Nel frattempo dorme per strada.

Con le lacrime gli si è sciolto qualcosa dentro, e ha incominciato a mostrarmi le foto sul cellulare: prima quelle di suo padre invalido, della sua gamba operata, poi quelle della mamma; chissà quante delle persone che per strada certamente lo avranno squadrato con sospetto lo immaginano piangere davanti alle foto della mamma mentre ti dice che lui doveva proprio partire, doveva proprio aiutarli.

Noi abbiamo fatto il poco che potevamo dal punto di vista legale, e quando alla fine l’ho accompagnato fuori mi ha stretto in un lungo abbraccio, e mi ha detto: in otto mesi è la prima volta che qualcuno mi tratta come una persona. E io gli ho risposto: siamo qui soprattutto per questo.

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