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Resoconto da Via Cagni 6/3/2023

Un piccolo gruppo di giovani nordafricani che non sanno che fare rimane nei paraggi; i poliziotti si avvicinano e in modo curiosamente pacato ordinano di allontanarsi, ed anche a noi chiedono di andarcene perché “adesso arriva l’Amsa che deve ripulire tutto”

.Si avvicinano anche a una famigliola che si è accampata con montagne di coperte sotto un albero spoglio, ma tentennano: forse dopo tutte le ore di tensione persino a loro manca la durezza necessaria per fare la voce grossa con quella gente stravolta dalla stanchezza che non ha dove andare; già, perché a quell’ora non c’è modo di prendere i mezzi e tornarsene a casa, bisogna arrangiarsi per attendere l’alba.

Via Cagni, Milano, le 2:30 del mattino di lunedì: questo è ciò che rimane dopo che i riflettori delle televisioni si sono spenti e anche i politici, rilasciate le loro dichiarazioni, se ne sono andati.

Attraversiamo il parco per andarcene a casa accompagnati da alcuni di quei ragazzi, e mentre ci salutiamo veniamo raggiunti ancora dai poliziotti che li invitano ad andare dall’altra parte dell’ampio viale che costeggia la zona; dove non importa, visto che non c’è modo di ripararsi, conta solo che non li si veda più in giro.

Stavolta in via Cagni sembrava tutto diverso: niente polizia in tenuta antisommossa, via i caschi, niente manganelli in mano; è comparso persino un mediatore che parla arabo ad ascoltare, spiegare, contrattare durante i momenti di tensione, che comunque non sono mancati; merito della pressione esercitata in questi mesi perché la Questura cambiasse rotta, o della presenza di numerose troupe televisive?

Chissà, vedremo nelle prossime settimane, quando l’attenzione dei media sarà naturalmente calata, e noi saremo ancora lì; nel frattempo, che non ci siano stati feriti o contusi né siano partiti i lacrimogeni ci fa ovviamente solo piacere, perché il primo scopo della nostra presenza è tutelare le persone.

Anche il numero dei richiedenti asilo ammessi è molto superiore: 260 persone, dirà alla fine un funzionario; l’altra novità è che le persone non sono state lasciate fuori in coda, ma sono state fatte entrare nel cortile della ex caserma Annarumma, si dice sotto un tendone riscaldato: le cose cominciano a cambiare, riflettiamo, non c’è ancora da festeggiare ma cominciamo a toccare con mano gli effetti di quanto con enorme fatica abbiamo messo in piedi insieme alle altre associazioni.

Sebbene i tratti più disumani del trattamento riservato alle persone in coda per chiedere asilo siano stati smorzati, non è cambiato il cuore del problema: chiedere la protezione internazionale è un diritto che non può essere sottoposto a contingentamento forzato per presunte ragioni organizzative; la ragione per cui le persone si accalcano in quel modo non è che sono impazienti o troppo incivili per stare in fila, ma che hanno un bisogno assoluto ed essenziale di entrare in quegli uffici, perché senza quel passaggio non possono avere un documento, lavorare, affittare una casa, curarsi, accedere a un centro di accoglienza.

A confermare la nostra determinazione, la doccia fredda quando stamattina scopriamo dalla stampa che il numero degli accessi è stato sì raddoppiato, ma a prezzo di restringere ulteriormente i giorni in cui si può entrare: non più tutte le settimane, ma una settimana sì e una no, quindi il numero totale rimane invariato; sembra uno di quegli sconti farlocchi che a volte si vedono nei mercati: un pezzo cinque euro, due pezzi dieci euro: chi credono di prendere in giro? Non sicuramente noi.

Ciò che in via Cagni non è cambiato sono i pianti, le urla, le centinaia di foglietti con “appuntamenti” dati da altre questure in giro per l’Italia sventolati davanti ai poliziotti; fino a quando non sarà reso effettivo il diritto di queste persone a essere ricevute in tempi accettabili, nessun bon ton le convincerà a non cercare di scavalcare le transenne e sfondare i cordoni di agenti, così come non le hanno fermate il deserto, il mare, la fatica, le privazioni perché la loro urgenza, le loro volontà, i loro desideri sono più forti e la loro resistenza incrollabile, ed è quella la forza a cui anche noi un po’ attingiamo quando siamo insieme: non ci fermiamo, non ci arrendiamo, arrivederci alla prossima settimana.#nagaenergia

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