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Decreto Cutro approvato

Pochi minuti fa la Camera dei deputati ha approvato il peggior provvedimento mai introdotto nella legislazione italiana sul diritto dell’immigrazione; approccio emergenziale al fenomeno e criminalizzazione delle persone migranti sono i concetti che lo ispirano.

Il percorso legislativo che ha portato al testo definitivo ha ulteriormente rafforzato le misure che lo caratterizzavano fin da quando è stato votato dal Consiglio dei Ministri a Cutro, pochi giorni dopo il tragico naufragio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi:- Riduzione ai minimi termini dell’accoglienza, che si trasforma in un sistema di contenimento;

– Eliminazione della protezione speciale che permetteva a migliaia di persone presenti e radicate sul territorio nazionale di stabilizzare e regolarizzare il proprio status giuridico;

– Aumento del numero dei centri di detenzione amministrativa;

– Estensione dell’utilizzo di procedure accelerate per l’esame delle domande di protezione internazionale che riducono fortemente i diritti di difesa del richiedente;

– Ampliamento delle ipotesi di trattenimento di chi ha presentato l’istanza, sia nei CPR sia direttamente in frontiera.

Quest’ultimo punto è forse quello che per i suoi effetti pratici e per la terminologia adottata mette in luce con maggior chiarezza il contenuto ideologico di un testo di legge il cui obiettivo principale è quello di svuotare ulteriormente il diritto d’asilo rendendolo un sottoprodotto residuale del contrasto all’immigrazione ‘irregolare’, che viene fortemente criminalizzata, senza peraltro che vengano previste modalità ‘regolari’, che continuano a non esistere.

La locuzione ‘pericolo di fuga’, scelta per giustificare la possibilità di trattenimento, ricorda molto da vicino una procedura di carattere penale piuttosto che quella per il riconoscimento di una forma di protezione: utilizzarla in questo contesto assimila chi esercita il diritto di chiedere asilo, garantito dalla Costituzione e dalle norme internazionali, all’indagato di un procedimento penale.

Questo presunto ‘pericolo di fuga’ inoltre è individuato con criteri talmente ampi – tra cui la mancanza del passaporto o perfino l’impossibilità di fornire garanzie finanziarie – da esporre al rischio di trattenimento praticamente tutte le persone giunte in frontiera: se di ‘cauzione’ non si parla esplicitamente, il senso è chiaramente quello, in totale contraddizione col concetto stesso di ‘protezione internazionale’.

Le poche misure favorevoli del decreto, volte a facilitare e incrementare l’utilizzo dei visti per lavoro all’interno dei decreti flussi, sono del tutto insufficienti a cambiare l’aspro giudizio del Naga su una legge che punisce persone che si trovano nelle stesse condizioni di quelle che hanno perso la propria vita quella notte dello scorso febbraio, in nome e in ricordo delle quali si pretenderebbe di essere intervenuti.

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