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Timbro, ricevuta, documento – Il lessico della disuguaglianza

Mamma, papà, pappa: le prime parole di un bambino italiano.

Timbro, ricevuta, documento: le prime parole di un migrante. E sono pure termini difficili, di quelli che un nativo italiano impara a vent’anni o forse ancora oltre o addirittura, ricevuta e timbro, non li userà proprio mai, trattandosi di lessico da burocrazia cartacea. Se i siti istituzionali fossero multilingue, almeno…

Le disuguaglianze si riflettono anche sulla lingua perché le parole fanno le cose, le parole raccontano le situazioni e le emozioni dettano le parole.

“Dove abiti?”: è una delle domande che porgiamo ai nostri utenti per compilare l’anagrafica, allo sportello accoglienza dell’ambulatorio del Naga. Spesso la domanda non è compresa. I più radicati sono in grado di fornire un indirizzo, molti no. Riproviamo con giri di parole, con inglese e francese, con mimica. Home, maison. Domanda compresa. Risposta: Milano. Milano dove? Mano che si muove per dire: ovunque, qua e là, in strada, nei dormitori, con un po’ di fortuna; da amici, talvolta. SFD: Senza fissa dimora, digitiamo sulla tastiera. Casa: tra le prime venti parole nel vocabolario di un bambino italiano.

“Sei andato/andata a scuola? Hai studiato?” Proseguiamo con l’anagrafica. La risposta è implicita. Chi comprende il quesito, sì, è andato a scuola. Qualcuno/a ha una laurea, infermieristica, ingegneria, ha studiato per quindici, sedici anni. Altri hanno frequentato le medie superiori o inferiori, altri ancora le elementari. Oppure nulla. Nessuna scuola e il lemma è ignoto. Analfabeta, digitiamo. Scuola: a tre anni il bambino italiano va alla scuola materna e la parola entra prepotentemente nel suo lessico.

“Che lavoro fai?” Avanti con l’anagrafica. Le risposte variano da “tutti” a “nessuno”, magari badante, operaio, manovale, colf (compresi i laureati). Oppure silenzio e sguardi increduli: non capisco. Espressioni del viso sarcastiche. Lavoro? Il vocabolo mancante, la cosa che manca.

Asilo: il luogo dell’accoglienza affettuosa e della protezione, per i nostri bambini. Asilo: la bolla dell’attesa e dell’ansia, per gli “altri”.

Timbro, ricevuta, documento, permesso di soggiorno, tessera sanitaria. Queste parole, sì, le conoscono tutti. Ma non siamo noi a pronunciarle. Non è la nostra lingua, al Naga.

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