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CPR di via Corelli: il Naga annuncia l’intenzione di partecipare al processo

Lo scorso venerdì 15 dicembre l’Associazione Naga ODV ha annunciato durante la conferenza stampa della rete “Mai Più Lager – No ai CPR” la propria intenzione di costituirsi parte civile se le indagini intraprese dalla Procura della Repubblica di Milano sulla cattiva gestione del CPR sfoceranno in un processo. Inoltre, fin da ora, Naga si attiverà per prendere contatto con le persone che in questi anni sono state trattenute nel centro-lager di via Corelli offrendo loro il supporto legale necessario ad intraprendere a loro volta questo percorso. Al contempo, proseguirà la propria attività di monitoraggio e di supporto alle persone trattenute.

«I comportamenti oggi finalmente censurati dalla Magistratura sono stati protratti per anni nella convinzione che la condizione di estrema precarietà e ricattabilità delle persone vessate, nonché la loro scarsa conoscenza delle leggi italiane, unita all’impenetrabilità delle mura del CPR, garantissero ai responsabili una impunità di fatto, rendendo se possibile ancora più intollerabile la gravità intrinseca di quanto è accaduto» commenta Riccardo Tromba, presidente del Naga.

«Noi riteniamo perciò non solo che sia doveroso supportare in tutti i modi possibili chi ha subito trattamenti inumani e degradanti, ma che ad essere danneggiata sia la società civile nel suo complesso, e per questo chiederemo di poter partecipare al processo: lo dobbiamo alle centinaia di persone trattenute, di familiari e di amici che in questi anni ci hanno contattato al nostro numero di telefono SOS CPR, trovando nella nostra associazione e nella rete No CPR gli unici soggetti disposti ad ascoltarle».

«Riteniamo che le persone attualmente trattenute a Milano abbiano subito già troppi soprusi e gravi violazioni dei propri diritti e che debbano quindi essere subito liberate: stiamo quindi valutando come muoverci per questo obiettivo. Inoltre, non abbiamo certo intenzione di disinteressarci degli altri CPR» aggiunge Tromba. «”Mai più lager, né in Italia, né in Libia, né altrove” è da sempre il motto della rete No CPR che abbiamo contribuito a fondare nel 2018, e questo rimane il nostro obiettivo ultimo. Nel frattempo, chi gestisce o ha intenzione di gestire questi centri deve avere ben chiaro che l’era del silenzio e dell’oscurità sui CPR ormai è finita».

Foto: © Credito: Maurizio Maule / Fotogramma

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