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IL “GOVERNO DEI FLUSSI MIGRATORI”, UN’ILLUSIONE DURA A MORIRE

Il rapporto del Mixed Migration Center “Beyond restrictions: how migration and smuggling adapt to changing policies across the Mediterranean, Atlantic and English channel*” analizzando dati e intervistando migranti, membri delle agenzie di sicurezza ed esponenti della società civile arriva a una semplice conclusione: le politiche governative di contrasto all’immigrazione non fermano i flussi migratori, ma possono caso mai determinarne lo spostamento (e generare morte e sofferenza, aggiungiamo noi).

È una verità che noi sosteniamo da sempre, ma le nostre parole tutto sommato contano poco, perché a ricordarlo vale molto di più la realtà che possiamo osservare intorno a noi: da quando nei primi anni ’90 gli accordi di Schengen (recepiti da noi nella legge Turco-Napolitano del 1998) decisero di sigillare le porte dell’Europa, le migrazioni si sono tutt’altro che arrestate.

Al contrario, questo fenomeno epocale ha trasformato la società europea e lo stesso paesaggio urbano e rurale intorno a noi; cibi, suoni, eventi collettivi una volta sconosciuti ed “esotici” sono entrati nelle nostre vite quotidiane; le nostre città sarebbero oggi impensabili senza il barista cinese, il barbiere egiziano, il kebabbaro curdo o il negozietto “bangla” aperto fino a tarda notte, per non citare che quelli che sono ormai diventati dei luoghi comuni, e basta entrare in una qualunque scuola, in un ospedale o negli altri luoghi di lavoro per levarsi ogni dubbio.

In questo processo di trasformazione, che ruolo hanno avuto gli Stati e la politica? Hanno forse lavorato per creare le condizioni migliori per accogliere queste persone, le loro energie, i loro sogni e per fare di questo fenomeno un’opportunità di crescita, non solo economica? Al contrario, per miopia o per malafede hanno alzato barriere, diffuso o lasciato che si diffondessero paure infondate, massacrato o lasciato massacrare migliaia di innocenti, finanziato regimi torturatori, accresciuto l’esercito delle persone senza diritti, e l’elenco potrebbe proseguire.

Per fortuna la società civile europea si è mostrata molto migliore di gran parte della sua classe dirigente, e se non viviamo (ancora) in uno stato di conflitto permanente lo dobbiamo soprattutto all’attività di migliaia di associazioni, collettivi, persone che in tutta Europa hanno lavorato per creare relazioni di reciproca solidarietà e costruire comunità.

Come Naga continueremo a prenderci cura delle persone, ad impegnarci per i diritti e a respingere tutti i pregiudizi, gli stereotipi e le discriminazioni.

Foto: Foto di Maciej Prus
*https://mixedmigration.org/resource/migration-smuggling-mediterranean-atlantic-english-channel

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