Per affrontare l’emergenza sovraffollamento è stata indetta la gara pubblica da 32 milioni, che il governo ha annunciato ad inizio aprile, per l’ampliamento di 9 istituti penitenziari (tra questi Opera) mediante container per un totale di 384 posti.
È ormai chiaro e non c’è da stupirsi che questo esecutivo considera la detenzione soltanto come pura pena afflittiva.
Inutile anche pensare che i circa 84000 euro che verranno spesi per ogni nuovo posto si potrebbero utilizzare per potenziare l’accesso a pene alternative di cui molti ristretti potrebbero beneficiare: gli UEPE, o strutture alternative alla detenzione, sono in difficoltà per carenza di risorse economiche e di personale mentre, come statisticamente dimostrato, questa scelta porta a un decremento della recidività.
Diciamo inutile perché nella nostra società è sempre più diffusa l’idea che chi sbaglia deve solo pagare e che la giustizia italiana è troppo tollerante. Logico, quindi, che il governo trovi terreno fertile per rendere i nostri istituti penitenziari luoghi dove rinchiudere, isolare e depersonalizzare chi ha commesso un reato, mentre il carcere dovrebbe essere un punto di ripartenza per un nuovo progetto di vita.
Ancora peggio, è convinzione molto diffusa che la maggioranza dei reati commessi in Italia siano commessi dai cittadini stranieri. Questa è una falsa credenza, come dimostra il ventesimo rapporto di Antigone: “negli ultimi 15 anni pur crescendo la popolazione straniera libera in Italia, diminuisce il numero di stranieri in carcere. Segno del fatto che non esiste un’emergenza criminalità legata alle persone immigrate e che le politiche di regolarizzazione pagano in termini di sicurezza. Un chiaro segno del fatto che a mano a mano che si procede lungo il processo di integrazione, che si consolidano le seconde generazioni, diminuiscono la propensione al crimine e il tasso di detenzione”.
Un Paese che si consideri civile non deve perdere altro tempo: il carcere deve essere considerato luogo di reinserimento in cui attuare politiche sociali di integrazione e inclusione, così come stabilito anche dalla nostra Costituzione.
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