I tragici avvenimenti degli ultimi giorni e la guerra a Gaza stanno dimostrando, ogni giorno di più, una trasformazione spaventosa di quelli che erano norme e principi – almeno un minimo – condivisi anche all’interno di una guerra.
Il diritto internazionale, il diritto umanitario, le organizzazioni internazionali e ora perfino l’aiuto umanitario sembrano svaniti nel nulla.
L’aiuto umanitario – che per definizione deve essere neutrale, disarmato, imparziale, non discriminatorio e senza fini di lucro – a Gaza è “gestito” in modo brutale dalla Gaza Humanitarian Foundation.
Ma non c’è da da stupirsi. Da anni l’aiuto umanitario, le ONG, i soccorsi in mare, l’attivismo, la solidarietà sono nel mirino dei populismi globali. Non c’è quindi da stupirsi di questo ulteriore tassello di distruzione da parte del governo di Benjamin Netanyahu, che agisce indisturbato.
Non c’è da stupirsi, ma non smettiamo di indignarci.
Insieme a tutte le singole persone, le realtà, i movimenti, i comitati, le Organizzazioni Internazionali che ogni giorno offrono assistenza, accoglienza e difesa dei diritti, rimangono a Gaza e ovunque nel mondo ce ne sia bisogno.
Escono in mare e nelle periferie più dimenticate, scendono in piazza, comunicano, informano, sensibilizzano, organizzano cortei e carovane, promulgano appelli al cessate il fuoco, producono documenti di denuncia e di condanna.
Fanno luce dov’è buio, gridano rabbia e dolore e cercano, ogni giorno, di rompere l’indifferenza dei governi che continuano a sostenere la distruzione di pezzi di noi stessi, di pezzi di umanità.