Alta, lunghi capelli neri le sfiorano i fianchi.
Sorride mentre racconta: italiana, ha un affetto lontano. Non viene da noi per chiedere un ricongiungimento familiare perché il loro legame funziona così come è: è fatto di differenze, affinità, lontananze imposte e vicinanze scelte.
Si sono frequentati nel Paese di origine di lui, di lei e altrove.
Questa volta avevano progettato di trascorrere una lunga vacanza insieme in Italia.
C’è un ma, però. Lui non può raggiungerla. L’Ambasciata italiana non rilascia il visto per turismo. O meglio l’agenzia a cui l’Ambasciata Italiana ha esternalizzato il sistema informatico di prenotazione non rileva alcuno slot disponibile per visto turistico. Da settimane, mesi, da un anno. Eppure hanno garanzie, ossia denaro: fideiussione, assicurazioni di ogni ordine e grado, i soliti requisiti ingiusti che le ambasciate italiane impongono per rilasciare un visto turistico. E invece questa volta non si arriva neppure alla fase di verifica dei requisiti.
Questo incontro non s’ha da fare.
L’Ambasciata, interpellata tramite PEC e telefono, si dichiara impotente, come se non dipendesse da lei il servizio informatizzato delegato a terzi, come se non avesse potere sulle impostazioni del form che altri gestiscono su delega.
Non vediamo strade percorribili senza danno. Lo sguardo di lei si fa duro mentre dice “I cittadini di Europa e Africa non hanno il diritto di conoscersi, frequentarsi, incontrarsi“. Si alza, muove le mani eleganti e con una nuova leggerezza mista a determinazione, aggiunge “Ci vedremo forse in Nepal, che altro possiamo fare? Lì è facile per entrambi ottenere un visto”.
Ha qualcosa di surreale e malato un sistema che costringe due persone ad incontrarsi a migliaia di chilometri dai loro Paesi.
E in questa barriera fintamente informatica vediamo l’arroganza di un potere che impone chi si può frequentare e chi no e vediamo la cecità di un’Europa che ha deciso rendere impercorribile con ogni mezzo qualche centinaio di chilometri di mare.
E dall’Ambasciata italiana Zeta – nome di fantasia – in terra d’Africa è tutto.