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Dietro il bancone dell’accoglienza del Naga.

Una testimonianza dal Naga

.Appena entri al Naga è la prima cosa che vedi: un bancone lungo e colorato. Il primo punto di “approdo” per chi entra. Sono le 11.30 e arrivo dietro quel bancone.

In ambulatorio al Naga questa mattina ci sono un medico di medicina generale, il fisiatra e la psicologa. Le volontarie presenti mi raccontano che dalle 9:00 i pazienti visitati sono stati 12. Le loro origini sono tra le più svariate, più o meno lontane: c’è chi arriva da Egitto, Marocco, Libia, Sierra Leone; altri invece arrivano da Perù, Sri Lanka e Romania.

Una volontaria mi racconta che, come spesso accade, la mattina al Naga è iniziata in maniera tranquilla. All’apertura, fuori dall’ambulatorio c’erano due persone in attesa. A partire dalle 10.30 le persone hanno iniziato a presentarsi una dietro l’altra, senza sosta.

Alle 11.30 in sala ci sono ancora 6 persone. C’è chi scambia due chiacchere alle macchinette, chi cammina per ammazzare il tempo, chi legge e chi si intrattiene con il telefono. Le lamentele per l’attesa, come in ogni ambulatorio medico che si rispetti, non mancano.

Il telefono del Naga suona spesso sia per richiedere informazioni sui servizi offerti dal Naga, sia perché chi chiama, ad esempio, ha bisogno di un documento specifico (come la tessera sanitaria), non sa come muoversi nella complessa burocrazia italiana e chiede un consiglio.

A metà mattinata, le persone che si presentano in accoglienza per richiedere una visita medica non accennano a fermarsi. Mancando ormai poco alla chiusura dell’ambulatorio, e volendo garantire ad ognuno le giuste attenzioni, viene loro richiesto di ripresentarsi alle 14.00. Tra una pausa e l’altra i volontari scambiano qualche parola e opinioni su come rendere i servizi più efficienti.

Le informazioni richieste all’accoglienza del Naga sono tra le più svariate. C’è chi richiede di essere visitato da un dottore nell’immediato e chi, invece, vuole prenotare una visita medica. Una signora, che intende iscrivere i proprio figli a scuola, vuole sapere quali documenti sono necessari; a tal fine, le viene suggerito di recarsi allo sportello immigrazione del quale le vengono forniti gli orari. Al termine di una visita medica, un ragazzo si presenta nuovamente in accoglienza perché deve recarsi all’Ospedale San Paolo. I volontari gli forniscono le informazioni su come arrivarci e gli indicano il giorno in cui deve recarsi in ospedale per essere visitato. Vuole inoltre sapere dove si trovano e quali orari hanno i trucks di Emergency che distribuiscono i farmaci. Per soddisfare la sua richiesta i volontari chiamano la sede di Emergency a Milano e si accertano che la brochure informativa che hanno trovato online, con tutte le informazioni sui loro ambulatori, sia aggiornata. C’è poi chi, essendosi dovuto assentare dal lavoro per venire al Naga e essere visitato, chiede ai volontari come ottenere un giustificativo per l’assenza.

Durante l’attesa, un nuovo paziente chiede informazioni sulle scuole che a Milano offrono corsi di italiano gratuiti a cittadini stranieri. La volontaria gli dà allora la brochure con tutte le informazioni realizzata dal Naga. Dopo aver assistito a questo colloquio, scoprendo così questa opportunità, diverse altre persone in sala d’attesa hanno fatto a loro volta, a catena, le stessa richiesta.

Non mancano infine le richieste più banali come quella di poter usufruire del bagno o di una fotocopia.

12:17, mentre i volontari si preparano per la chiusura, l’ultimo paziente della mattina entra in ambulatorio.

12:30, l’ambulatorio chiude e finisce il turno dei volontari del mattino; anche l’ultimo medico si appresta a lasciare l’ambulatorio. Le porte del Naga si chiudono momentaneamente, senza però aver prima soddisfatto l’ultima persona, appena entrata perché ha bisogno di un avvocato che lo aiuti con la sua procedura d’asilo. Gli viene suggerito di presentarsi al Centro Naga Har, consegnandogli la brochure dei servizi del Naga con gli orari di apertura.

L’ambulatorio medico riapre alle 14.00.

Alle 13.51 le persone in coda sono già 9 e inizia lo screening. Per molte di loro è la prima volta qui. In questi casi, le volontarie e i volontari dell’accoglienza svolgono dei brevi colloqui conoscitivi in cui chiedono quali sono le esigenze nell’immediato e prendono le generalità delle persone così da poter loro rilasciare la tessera del Naga e registrarle. C’è chi è in Italia da 7 anni e chi da soli 20 giorni. Le richieste più frequenti sono di un medico o un avvocato per capire come stare in Italia legalmente.

C’è chi sa parlare correttamente italiano, chi lo sta imparando e abbozza qualche parola e chi non lo conosce affatto. Un modo per capirsi però lo si trova sempre.

Insomma, cosa fanno i volontari in accoglienza al Naga? Sono un punto di riferimento: cercano di capire quali sono i bisogni delle persone che si recano al Naga e di reindirizzarle sia tra i vari servizi che offre l’associazione che sul territorio milanese. Nonostante non tutte le richieste di aiuto di chi si presenta all’accoglienza del Naga possano essere soddisfatte, quantomeno nell’immediato, quello che è certo è che chiunque passi da qui riceve attenzione e ascolto.

Foto: il bancone dell’accoglienza oggi alle 14.30.

#noncambiamorottanaga

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