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CHIUDERE IL CPR DI MILANO E CHIEDERE I DANNI

IL COMUNE DI MILANO DEVE PRETENDERE LA CHIUSURA DEL C.P.R. DI VIA CORELLI E IL RISARCIMENTO PER IL DANNO ALL’IMMAGINE E ALL’IDENTITÀ SUBITO: AZIONE POPOLARE DELLA COMUNITÀ MILANESE

Il Naga aderisce e invita i cittadini e le cittadine milanesi ad aderire all’appello lanciato da Associazione Studi Giuridici Immigrazione, Mai più lager – NO ai CPR, Naga ODV, CILD, ActionAid Italia , Altreconomia, Le Carbet, @Associazione Antigone, Melting Pot Europa.

Di seguito pubblichiamo il testo del documento con cui si chiede al Sindaco Sala di chiedere la chiusura del CPR di Corelli.

“I/le milanes3 firmatari/e chiedono che il Sindaco Giuseppe Sala si rivolga al Ministero dell’Interno, anche eventualmente convenendolo in giudizio, per chiudere il CPR di Milano e risarcire al Comune di Milano il danno da lesione dell’immagine e dell’identità cittadina arrecato alla comunità territoriale.

Fin dalla sua riapertura, avvenuta oltre tre anni e mezzo fa, il C.P.R. di Milano è stato teatro di profonda sofferenza e di costante violazione di quei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione, del diritto alla difesa, del diritto alla salute, del diritto a una vita dignitosa, della libertà di comunicazione. La scarsa trasparenza legata alla gestione privata del centro e a quanto accade all’interno rende da sempre il C.P.R. impermeabile alla società civile, ostacolandone le diverse possibilità di denuncia.

È infatti, con grandi difficoltà, che nel corso degli anni si è riusciti a ottenere documenti e testimonianze che evidenziano una realtà indegna e assolutamente incompatibile con lo stato di diritto. Atti di violenza istituzionale, rivolte e forme individuali di protesta, quali – su tutti – l’autolesionismo e i tentativi di suicidio, avvengono quotidianamente.

Lo stesso Tribunale di Milano, già nel 2021 ha parlato di “condizioni che, se le denunce rispondessero al vero, sarebbero ben oltre il limite della legalità”. Le numerose proteste e rivolte non fanno altro che costituire infatti una vera e propria legittima difesa.

Il numero di notizie di cronaca, di rapporti della società civile e di inchieste – sia giornalistiche che dell’autorità giudiziaria – concernenti il C.P.R. di via Corelli è diventato vertiginosamente alto. Le condizioni di vita inumane e degradanti all’interno del centro sono state raccontate innumerevoli volte in prima serata sulle maggiori reti televisive nazionali dall’abuso di psicofarmaci alle violenze sulle persone trattenute, passando per la gestione di società private non sufficientemente controllate dalla Prefettura.

Di pochi mesi fa è la notizia del sequestro della società che ha gestito per più di un anno il C.P.R. milanese: le violazioni del contratto d’appalto sono però solo un aspetto delle violazioni riscontrate.

Secondo il TgCom24 “Le indagini hanno fatto emergere dettagli estremi: cure negate a migranti «affetti da epilessia» o «tumore al cervello», tentati suicidi ripresi in video e uomini trascinati di peso”.

La volontà del Ministero dell’Interno, lungi da essere volta a porre un freno alle violazioni dei diritti perpetrate all’interno del C.P.R. di via Corelli, sembra piuttosto essere quella di aumentare l’importo del bando a oltre 7 milioni di euro: soldi dei contribuenti che verranno utilizzati per la gestione di un centro che, per quanto ristrutturato, rimarrà sempre e solo una gabbia fatta di gabbie. Gabbie in cui è rinchiuso chi, a causa di scelte volte all’aumento dell’irregolarità, non può ottenere un permesso di soggiorno anche dopo decenni di vita sul territorio milanese.

Irregolarità su cui potranno fare profitto i padroni nelle campagne, i trafficanti di esseri umani e le multinazionali dei centri di detenzione che ci apprestiamo ad aprire anche oltremare.

Nello Statuto della nostra Città leggiamo che è compito del Comune garantire “uguaglianza di trattamento alle persone e alle formazioni sociali nell’esercizio delle libertà e dei diritti, senza distinzione di età, sesso, razza, lingua, religione, opinione e condizione personale e sociale” e che l’Amministrazione comunale “riconosce e concorre a garantire le libertà e i diritti costituzionali delle persone e delle formazioni sociali, informa la sua azione all’esigenza di rendere effettivamente possibile a tutti l’esercizio dei loro diritti”.

La Comunità milanese che sottoscrive questo appello si riconosce nelle parole dello Statuto e intende difenderne i principi affinché tali valori non vengano svuotati di

significato dall’inerzia legittimante delle istituzioni di fronte all’orrore e alla vergogna del centro di via Corelli.

Per questo motivo, in piena solidarietà con i cittadini che hanno rivolto una formale istanza al Comune di Milano, chiede al Sindaco Giuseppe Sala di esercitare i propri poteri di rappresentanza e di:

Rivendicare e difendere gli alti valori espressi nello Statuto del Comune di Milano, respingendo fermamente la possibilità che i/le milanes3 senza cittadinanza e senza documenti possano subire forme di detenzione strutturalmente incompatibili con il rispetto dei diritti fondamentali;

Chiedere al Ministero dell’Interno di chiudere il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di via Corelli e risarcire il Comune di Milano per il danno da lesione dell’immagine e dell’identità cittadina arrecato alla comunità territoriale.

In occasione della celebrazione del 25 aprile il Sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato che “Milano dice che la Costituzione non può essere toccata, questa città è la barriera morale contro cui si infrangerà ogni progetto di stravolgimento della democrazia”.

Cominciamo dal CPR!”

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