La testimonianza di una medica di Medicina di Strada
È lo scorso 19 febbraio, mercoledì sera, in Centrale, fine serata (ormai le 23). Fa freddo. Stiamo per ripartire quando arrivano un ragazzo e una ragazza dall’Algeria, marito e moglie (credo da poco). Transitanti. Sbarcati in Sardegna la notte prima. Arrivati in traghetto (credo a Genova) e poi a Milano in treno. In transito verso Ginevra dove hanno familiari. Hanno il treno la mattina dopo e cercano un posto dove dormire.
La ragazza chiede di essere visitata da noi medici sul Camper. Ha ustioni tipiche da carburante + acqua di mare su tutti gli arti inferiori, e glutei. Dolore. A detta della donna, qualcuno (forse un medico?) l’ha inizialmente medicata quando è sbarcata in Sardegna. Sono lesioni di continuo della cute. Sono lesioni non profonde (almeno quelle…), senza chiari segni di infezione. Medichiamo le lesioni e le copriamo per farle affrontare il resto del viaggio.
Parla inglese in maniera fluente. Mi dice che è stanca, piange. Non so cosa si aspettasse, ma non può essere quello. Le stringo la mano mentre Mimma (accoglienza, ex-infermiera) e Maria, giovane medico in formazione quella sera, la medicano. Sono traumatizzata (io!), non riesco ad essere lucida, al pensiero di quello che può provare in questo momento, alla delusione, la paura…al pensiero di quel viaggio. Penso al mio meraviglioso viaggio di nozze in Bolivia…e voglio solo dirle che andrà tutto bene, che non c’è infezione, che faremo in modo di farla arrivare a destinazione (quale destinazione?) senza sofferenza. Ci ringrazia, piangiamo.
Piero dell’accoglienza è nel frattempo sceso con il ragazzo al mezzanino ma il ragazzo dice che non ci vuole andare (non può fare questo a sua moglie…). Poi abbiamo chiamatoRete Milano, ma sono già le 23, non aveva posto. L’accoglienza li ha accompagnati all’ostello/hotel lì vicino alla stazione ma non li hanno presi senza documenti. Alla fine un ragazzo del Lambretta ha dato ospitalità ad entrambi. Sappiamo che il mattino dopo, presto, il padre del ragazzo li ha accompagnati in stazione per prendere il loro treno.
Una storia a lieto fine? Voglio pensare di sì.
Perdonami la licenza poetica. Mi fa male il cuore, letteralmente, ancora, mentre scrivo.