Stop alle discriminazioni per l’iscrizione ai nidi, alle sezioni primavera e alla scuola dell’infanzia: il Tribunale condanna il Comune di Milano
Il Tribunale di Milano ha riconosciuto, a seguito del ricorso promosso dall’Associazione Naga rappresentata dall’Avv. Carlo A. Facile, la condotta discriminatoria indiretta per nazionalità del Comune di Milano con la sentenza della sezione prima civile del 9/9/25.
In particolare, è stato ritenuto discriminatorio nei confronti di bambini figli di cittadini stranieri non in regola con il permesso di soggiorno, che la procedura di iscrizione ai nidi, alle sezioni primavera e alla scuola dell’infanzia così come descritta dai Comunicati nn. 2 e 10 del 2023 del Comune di Milano, prevedesse la necessità per i genitori di avere il codice fiscale e quella di produrre le dichiarazioni DSU e ISEE per la determinazione di rette e quote di compartecipazione alle spese anche di refezione; infatti i Comunicati, che non prevedevano deroghe, non tenevano conto che i genitori senza permesso di soggiorno non possono avere tali documenti e dichiarazioni.
Il Tribunale ha riconosciuto che tali comunicati avevano l’effetto di scoraggiare i genitori stranieri in questione dall’iscrivere i loro figli ai servizi per l’infanzia, proprio perché il Comune lasciava intendere che senza i documenti e le dichiarazioni richieste non fosse possibile procedere e non si potesse ottenere la giusta determinazione delle rette in base alle loro effettive condizioni economiche.
Il Tribunale ha quindi ordinato al Comune di porre rimedio alla discriminazione inserendo nei suoi comunicati espressioni chiare e non equivoche che facciano capire che è possibile iscrivere i bambini ai servizi per l’infanzia anche senza codice fiscale dei genitori e che, inoltre, non sono necessarie le dichiarazioni DSU e ISEE per ottenere eventuali agevolazioni economiche.
In questo modo, i genitori sapranno con certezza di poter chiedere l’iscrizione dei loro figli ai nidi e agli asili e che il Comune valuterà comunque le loro condizioni di reddito per stabilire l’importo delle rette, senza che siano costretti a pagare gli importi massimi.
Il Comune aveva provveduto a una prima correzione dei comunicati, lasciando intendere che non fosse necessario il codice fiscale, con i Comunicati del 2024; ora, si auspica che possa rivedere le future comunicazioni contemplando istruzioni realmente esplicite, chiare e inclusive di tutte le situazioni meritevoli di tutela.
Foto Cottonbro pexel