Lunedì 10 marzo 2025 si è svolta una nuova udienza del processo nei confronti degli amministratori, di diritto e di fatto della società Martinina srl che è stato l’ente gestore del CPR di via Corelli a Milano fino a dicembre 2023; data in cui la società venne sequestrata dalla Procura di Milano, in seguito all’indagine aperta dalla Procura stessa per frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta. In questa indagine sono state ampiamente documentate le condizioni “infernali” e “degradanti” in cui erano tenute le persone trattenute.
Con ASGI, Arci e Be Free, il Naga è una delle associazioni che si è costituita parte civile nel processo.
L’interesse dell’associazione a seguire questo processo nasce dal lungo lavoro svolto per tutelare le persone trattenute nel centro offrendo loro assistenza legale e un canale per far conoscere la propria voce cioè il centralino SOS CPR, a cui arrivano messaggi, video e chiamate da svariati soggetti: i trattenuti, i loro parenti o conoscenti e anche direttamente dal personale che lavora, o ha lavorato nel CPR.
L’attività di tutela legale dei trattenuti si è affiancata a quella di denuncia, portata avanti costantemente fin dal giorno della riapertura di un centro di detenzione amministrativa a Milano, avvenuta a settembre 2020.
Il nostro lavoro ha prodotto, tra l’altro, il report ‘Al di là di quella porta’, pubblicato in collaborazione con la rete Mai più lager – No ai CPR’. dove venivano riferite le vicende relative all’ostruzionismo, all’opacità istituzionale e agli ostacoli che erano stati creati per impedire che fosse rivelata la situazione del centro.
In primo luogo, viene raccontata la tortuosa vicenda che ci aveva portato, dopo un lunghissimo contenzioso giudiziario, a effettuare un accesso nel centro: il Ministero dell’Interno, che ci aveva inizialmente negato l’ingresso nel centro, ed era poi stato costretto a cedere solo dalla soccombenza in sede giudiziaria, durante l’accesso ha più volte ostentato motivi di “sicurezza e privacy” per ostacolarne l’efficacia.
In secondo luogo, per citare il principale degli episodi di ostruzionismo affrontati, ricordiamo le mancate, o del tutto inadeguate, risposte agli accessi civici generalizzati che abbiamo effettuato per cercare di far luce su cosa accadesse all’interno.
Nonostante questi ostacoli, il rapporto diretto con i trattenuti, stabilito attraverso il centralino, oltre all’attività del gruppo di legali che collabora con l’associazione, ci ha permesso di far emergere quelle condizioni “infernali” e “degradanti” di cui si diceva; l’attività di monitoraggio e denuncia non si è interrotta nemmeno durante il periodo di commissariamento attivato in seguito al sequestro dell’ente gestore, su iniziativa della Procura di Milano.
La situazione, come evidenziato dall’esposto che abbiamo presentato nell’aprile del 2024 per segnalare alla magistratura i gravi episodi riscontrati in seguito a tre accessi al centro effettuati nel febbraio del 2024 era rimasta sostanzialmente invariata (qui il comunicato stampa inviato all’epoca)
Infine, un ultimo accesso, effettuato la scorsa settimana, ci ha permesso di constatare che anche dopo il passaggio della gestione a Ekene, la società vincitrice del nuovo bando indetto su prezzi molto più alti del precedente, la situazione di degrado sanitario e di scarsissima manutenzione della struttura non sono affatto cambiate. Inoltre, la tutela dei diritti delle persone trattenute non sembra tuttora essere la priorità di chi gestisce il centro.
Anzi, quest’ultima volta, abbiamo incontrato due uomini le cui condizioni di salute psichica ci hanno confermato che la deriva manicomiale dei centri di detenzione amministrativa è, ormai, una direzione che rischia di consolidarsi fino a far diventare ilcontenimento delle persone con problematiche psichiatriche una vera e propria funzione svolte all’interno di queste strutture.
La storia di Corelli quindi (dell’immutabilità della situazione, tra avvicendarsi di gestori e commissariamento) è l’emblema di come il problema non siano i singoli enti ma proprio l’istituto della detenzione amministrativa delle persone straniere, che va abolito.
In tutto ciò, la Prefettura di Milano, il soggetto controllore che, come abbiamo visto, ha dimostrato molta poca volontà di trasparenza e che – su iniziativa dell’ASGI – è stato censurato dall’ANAC per i mancati controlli sui servizi(https://www.anticorruzione.it/-/centro-per-i-rimpatri-di-milano-mancati-controlli-sui-servizi-agli-ospiti), non risulta in alcun modo coinvolto nel processo. Alla luce di quanto appena esposto riteniamo paradossale che il Ministero dell’Interno, di cui la Prefettura è l’emanazione territoriale, compaia nel processo non in quanto soggetto chiamato a rispondere di quanto accaduto nel CPR all’epoca della gestione di Martinina srl, ma perché costituitosi parte civile, quasi si ritenesse un soggetto danneggiato.
