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I dati – Professionalità e competenze in fuga

Un’elaborazione dei dati dei richiedenti asilo del Centro Naga Har e del loro lavoro nei paesi di origine.

Riprendendo le 10.400 interviste fatte al Centro Naga Har, dal 2001 al 2018, a cittadini stranieri richiedenti protezione e asilo politico, questa volta concentriamo la nostra analisi sul tema del lavoro e delle variabili che lo caratterizzano, restituendo una fotografia dell’uomo/donna nel paese di origine prima di diventare “straniero” a casa nostra.

Queste migliaia di cittadini che lavoro facevano a casa loro? Possedevano delle competenze professionali utili al loro lavoro? Quale il loro livello di istruzione?

Dall’analisi delle interviste degli utenti del Naga Har, emerge che solo l’1,75% degli intervistati era privo di un impiego nel paese d’origine. La maggior parte di loro, pari al 61% degli intervistati era impegnata in un’attività lavorativa a tempo pieno e continuativa, l’8,25% era studente e per il restante 29% il dato non è stato dichiarato.

Il campione è composto per il 69% da cittadini provenienti da tutto il continente africano, per il 21% da cittadini provenienti dall’Asia e per il 5% da cittadini provenienti rispettivamente da America centro-meridionale e Europa. Le professioni maggiormente rappresentate sono gli artigiani (13,60%), gli addetti in agricoltura e allevamento (7,50%), i commercianti (6,65%) e gli operai (5,88%).

Fatta 100 la proporzione tra maschi e femmine alcune professioni sono prevalentemente maschili e altre ancora prevalentemente femminili. Autisti, tassisti, addetti alla sicurezza privata, addetti alle pulizie, albergatori, allevatori, attivisti politici, dirigenti, marinai sono tutti di sesso maschile. Le lavoratrici femmine prevalgono nelle attività domestiche, di cura alle persone e di estetica e bellezza. Inoltre sono oltre il 36% degli operatori sanitari, il 28% degli impiegati, il 20% dei commessi di pubblici esercizi, il 16% rispettivamente degli insegnanti e dei cuochi, il 14% dei camerieri, il 9% rispettivamente dei commercianti e degli imprenditori e infine il 15% dei disoccupati.

 

Livelli di istruzione dei cittadini richiedenti asilo

Analizzando i titoli di studio dei 10.400 cittadini stranieri richiedenti asilo intervistati tra il 2001 e il 2018 e confrontandoli con i dati dei cittadini italiani al 2017, pur considerando il divario temporale dei due campioni, possiamo trovare una tendenza simile ai tassi dei cittadini laureati. Come evidenziato nel Grafico 1, i cittadini stranieri richiedenti asilo del campione Naga Har presentano una percentuale di laureati pari al 6,87%, simile a quello registrato per i cittadini italiani, pari al 7,35%. (Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su microdati Istat)

Grafico 1 – Cittadini richiedenti asilo e livelli di istruzione ricevuta nel paese di origine

 

Rapporto tra lavoro e istruzione

Se andiamo a incrociare il titolo di studio dei cittadini stranieri richiedenti asilo con il lavoro svolto nel paese di origine, emerge una correlazione tra la qualità/complessità della professione e l’investimento fatto in istruzione.
Le percentuali di laureati sono infatti maggiormente significative nelle professioni che richiedono competenze complesse. Se infatti consideriamo i laureati e i diplomati, questi sono rispettivamente per il 43% e per il 15%, impegnati in professioni quali: cooperante, impiegato nel settore privato e nella pubblica amministrazione, imprenditore, insegnante, operatore sanitario e sociale, professionista, e tecnico. Nelle stesse professioni i lavoratori dotati di sola licenza elementare non arrivano al 3% e quelli che hanno la sola licenza di medie inferiori non arrivano al 5%.
Prendendo invece in esame le singole professioni del campione, sono in possesso di un diploma di laurea il 57,14% dei cooperanti, il 46,96% degli insegnanti, il 40,63% dei tecnici informatici, il 40,38% dei professionisti, il 32,56% degli operatori sanitari, il 25% degli operatori sociali, il 24,18% degli impiegati del settore privato, e il 23% degli imprenditori.

All’opposto, il 59,34% degli analfabeti e il 54,43% dei cittadini in possesso della sola licenza media si concentrano in attività professionali dove sono richieste competenze più semplici, come tassista, pescatore, pastore, parrucchiere, operaio, muratore, marinaio, commerciante, collaboratore domestico, cameriere, autista, artigiano, allevatore, agricoltore e addetto pulizie. Nelle stesse professioni i laureati e i diplomati sono una minoranza, pari rispettivamente al 12,44% e al 15,32%.

Come sopra, guardando alle singole professioni, sono analfabeti il 23% degli addetti alle pulizie, il 34,51% degli agricoltori, il 32,35% degli allevatori, il 23,81% dei collaboratori domestici, circa il 21% rispettivamente dei tassisti e dei pastori. Possiede la sola licenza elementare il 53% dei pastori, il 30% circa rispettivamente di addetti alle pulizie, artigiani, autisti, operai, il 33% dei muratori, il 27% dei tassisti, il 24% circa dei commercianti e il 20% circa di parrucchieri e camerieri.

Le due professioni commerciante e artigiano si possono considerare eterogenee per titolo di studio posseduto da chi le esercita, presentando entrambe, anche se con delle piccole differenze, delle percentuali simili di lavoratori analfabeti e con titolo di studio nei diversi gradi, elementari, medie e superiori, laurea esclusa. Questo sta a significare il diverso grado di complessità con cui è possibile svolgere tali professioni. Anche qui, infatti, non mancano i laureati che sono l’1,62% degli artigiani e quasi il 5% dei commercianti intervistati.
Inoltre, incrociando sempre professione e titolo di studio emerge che impegnati nel conseguimento di un titolo di studio universitario (laurea, master, specializzazione) sono per il 43,55% studenti a tempo pieno e per il restante studenti lavoratori occupati per il 7,26% rispettivamente come insegnanti e artigiani, 5% commercianti, 9% impiegati e 3,23% professionisti, il restante è occupato in altre professioni.

 

Lavoro e aree continentali di provenienza

Incrociando i dati delle professioni dichiarate nelle interviste con la variabile relativa all’area continentale di origine possiamo verificare se esiste una correlazione tra professione e territorio.
Nel Grafico 2 sono considerate solo le professioni maggiormente rilevanti per tutte le quattro aree continentali rappresentate. Professioni quali parrucchiere, militare, imprenditore, cameriere e altre ancora mostrano ricorrenze poco significative. Le professioni maggiormente rappresentate, sempre in ordine crescente, sono, in Africa l’artigiano, l’agricoltore e il commerciante; in Asia l’artigiano, il commerciante e il muratore; in America centro – meridionale l’impiegato, il commerciante e l’artigiano e infine in Europa l’artigiano, il muratore e il pastore.
All’opposto vediamo che alcune professioni sono particolarmente irrilevanti per determinate aree continentali, con percentuali inferiori all’1%. In Africa il cuoco, il pastore e il ristoratore; in Asia l’agricoltore, il ristoratore e l’operaio; in America centro – meridionale l’operaio il pastore e l’operaio specializzato e in Europa l’agricoltore, il professionista e l’impiegato.
Merita attenzione la professione “studente” che vede una ripartizione omogenea e con valori che superano il 5% per tutte e quattro le aree continentali e la professione insegnante che, pur con una percentuale maggiore di circa 0,5 punti percentuali a favore dell’area continentale America centro-meridionale, presenta valori simili per tutte le altre.

Grafico 2 – Professioni prevalenti e aree continentali di provenienza dei cittadini richiedenti asilo

professioni prevalenti e aree continentali di provenienza dei cittadini richiedenti asilo

In ultimo se guardiamo a chi si è dichiarato privo di una qualsiasi occupazione nel paese di origine, la percentuale dei disoccupati è più alta per i cittadini provenienti dall’Europa, pari al 2,1% e più bassa, pari allo 0,2% per i cittadini provenienti dall’America centro-meridionale.

Possiamo quindi evidenziare due fatti incontrovertibili.
Uno, gli oltre 10.400 cittadini richiedenti asilo di origine straniera intervistati dal Naga Har sono in larga parte istruiti. Due, sono cittadini con professionalità e competenza e che hanno dovuto abbandonare la loro terra, la loro famiglia e il loro prezioso lavoro.

 

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