Tagli all’accoglienza
Centinaia i licenziamenti degli operatori
Il DL 113/2018 convertito con Legge 132/2018, il cosiddetto Decreto Salvini in materia di immigrazione e sicurezza, prevede delle importanti modifiche in materia di accoglienza dei richiedenti asilo. Tra le tante una delle più rilevanti, per le sue pesanti conseguenze sui richiedenti asilo, è quella relativa al taglio della spesa prevista per la loro accoglienza nei CAS. In particolare con i nuovi capitolati di spesa relativi ai bandi per la gestione dei CAS, vengono fortemente ridimensionati i servizi per l’integrazione.
Vengono azzerati l’assistenza psicologica, l’insegnamento della lingua italiana, l’orientamento e la formazione per l’accompagnamento al lavoro e vengono ridotti i servizi di mediazione culturale e di assistenza legale. Rileviamo nei servizi del Naga un aumento delle richieste di assistenza, soprattutto legale. Questa impennata delle richieste può essere collegata a questo taglio dei servizi nell’accoglienza. Il ruolo degli operatori cambia drasticamente e si riduce a un mero compito di controllo e gestione del vitto e dell’alloggio.
Le nuove regole per la gestione dell’accoglienza previste per i CAS hanno un impatto negativo non solo sui cittadini stranieri, che si vedono negati i servizi essenziali per l’integrazione, ma anche sugli operatori degli enti gestori. Si parla infatti di un taglio significativo di personale: educatori, operatori legali, mediatori culturali, psicologi, per la maggior parte giovani e qualificati.
Qual è stato l’impatto occupazionale sugli operatori del sistema di accoglienza a Milano determinato dal nuovo capitolato?
Per fare un breve punto della situazione utilizziamo qui i dati delle interviste fatte dall’Osservatorio del Naga a 34 enti gestori dal giugno 2019 a oggi, a cui hanno risposto in 19.
- 15 gli enti gestori che hanno dovuto ricollocare i lavoratori presso altri servizi con una conseguente riorganizzazione interna;
- 6 gli enti gestori che hanno scelto di non rinnovare i contratti dei lavoratori a tempo determinato;
- 4 gli enti gestori che hanno fatto ricorso a licenziamenti individuali;
- 4 gli enti gestori che hanno ridotto l’orario di lavoro;
- 5 gli enti gestori che hanno cambiato le mansioni dei lavoratori;
- 1 ente gestore ha avviato una procedura di licenziamento collettivo.
Queste sono le strategie di adattamento che gli enti che gestiscono l’accoglienza a Milano hanno messo in atto, ma non si ha un conto preciso dei lavoratori che sono stati interessati dalla crisi del settore. Non è infatti possibile sapere con certezza quanti lavoratori a tempo determinato hanno perso l’opportunità di un rinnovo, quanti lavoratori hanno subito un cambio di mansione con possibile demansionamento e quanti sono i lavoratori licenziati complessivamente.
La stampa ci riporta le dichiarazioni delle organizzazioni sindacali nazionali che in questi mesi hanno monitorato la crisi del settore. Si parla di un taglio del 40% dei 40 mila addetti, impegnati nei Cara, Cas e Sprar, circa 18 mila lavoratori potenzialmente interessati da procedure di esubero a livello nazionale. Sempre dalla stampa apprendiamo i numeri dei lavoratori interessati dalle procedure di licenziamento collettivo degli enti gestori di grandi dimensioni di città come Milano e Roma.
A Milano questa estate è stata avviata una procedura di licenziamento collettivo per 118 lavoratori di un grande ente, risolta a oggi con un accordo sindacale che “congela la procedura di licenziamento collettivo” e prevede solo “licenziamenti volontari” con incentivo all’esodo e apre alla possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali. Sappiamo inoltre che sono ben 70 i lavoratori di questo ente che non vedranno il rinnovo del contratto a tempo determinato.
Ma nulla sappiamo dei lavoratori dipendenti delle tante piccole cooperative a oggi impegnate nel settore dell’accoglienza e ancor meno sappiamo delle centinaia di lavoratori autonomi e collaboratori, professionisti qualificati, che fino a oggi hanno lavorato come insegnanti, infermieri, mediatori, psicologi…