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I luoghi e le Persone – Cambio di stagione. Regole di convivenza

SOTTO L’AUTOSTRADA. Rumoroso, per il via vai delle macchine a portata di mano, un piccolo agglomerato di famiglie rom ha creato a ridosso del vicoletto adorno di piante e di qualche tavolinetto, una serie di mini appartamenti. Mancano tante cose ma non la luce. Una fila di lampadine illumina infatti il passaggio e l’interno delle casette.

Mentre tutti ci prepariamo alla ripresa invernale, ritemprati da una calda estate, intorno a noi, nelle strade e nei parchi della città, si muovono fantasmi alla ricerca di nuovi rifugi notturni, non facili da trovare. La messa in sicurezza di varie zone centrali e non troppo della città, spingono sempre più nell’hinterland persone senza fissa dimora, che tendono a popolare la cintura esterna di Milano. La tendenza è quella di muoversi in gruppi della stessa provenienza, non troppo folti per non dare nell’occhio. In alcuni casi l’eccezione però conferma la regola. È il caso di un parco cittadino, dove ormai da diversi mesi, se non da anni, si ritrovano una decina di persone, di varia provenienza, impossibilitate ad avere una casa dove stare.  Un egiziano che non è mai riuscito ad avere documenti, che lavora in nero, ma non guadagna a sufficienza per pagarsi un affitto, un ragazzo del Ghana che ha chiesto asilo e dopo il ricorso non ha più possibilità di tentare altre carte se non quella dell’illegalità sul territorio, c’è anche un italiano che dopo essersi separato dalla moglie vive accampato, facendo lavoretti qua e là, ormai da almeno tre anni. E altri ancora. L’italiano si è ritrovato a svolgere il ruolo di coordinatore del gruppo. È lui che la sera organizza la disposizione dei materassi, che organizza i turni a guardia dei sacchi contenenti gli averi di ognuno. Meglio non lasciarli incustoditi, potrebbero venire i vigili e con la scusa di fare pulizia portare via tutto. Ogni tanto su un fornelletto c’è chi prepara in un pentolone la pasta per tutti, quando cala il buio. C’è poi la sera della polenta, portata da un gruppo di volontari de “La compagnia della polenta”. Sembra che una polenta così buona sia raro trovarla e quella sera si fa festa. Un gruppo che si è dato delle regole di convivenza e dei ruoli. Non sempre le cose però funzionano così. Spesso gruppetti sparuti della stessa nazionalità si rintanano in buchi fatiscenti e maleodoranti, in mezzo a calcinacci di case pericolanti, attirando il fastidio e la paura dei condomini limitrofi. E l’italiano di turno, anche lui, vittima della crisi, rimasto senza lavoro a sessant’anni, dopo aver tentato una convivenza con alcuni di loro, ha preferito rimanere solo, trovando una stanza abbandonata in un edificio sventrato. “Non mi piace mescolarmi con questi qua”, ci confessa. Uniti dalla stessa sorte, ma divisi dalla diffidenza, e soprattutto dalla disperazione.

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