IMMAGINE: Ambulatorio Naga
In periodo di “reclusione” forzata da Coronavirus il pensiero va di frequente alle persone in carcere e alla loro difficile condizione. A ricordarci delle condizioni dei detenuti ci sono state le proteste che hanno interessato la maggioranza delle carceri italiane e che hanno portato al decesso non ancora chiarito di almeno dodici detenuti, esasperati per la drastica riduzione dei contatti con i familiari, imposta per il pericolo di contagio da Covid19 e per l’assenza di prevenzione del virus all’interno delle strutture, sovraffollate all’inverosimile.
Meno immediato è il pensiero per quelle persone recluse non per una condanna penale, ma per la mera (spesso sopravvenuta, viste le leggi vigenti) irregolarità del loro soggiorno sul territorio. Nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, la situazione è a dir poco allarmante: i presidi medici e psicologici e i rapporti con l’esterno sono praticamente azzerati ed è nulla la possibilità di monitorare se vi siano adeguate misure di prevenzione; le informazioni trapelate lo negano decisamente.
Come Rete Mai più Lager – No ai CPR abbiamo cercato di porre all’attenzione comune le condizioni nei centri, per quanto compatibile con le limitate facoltà di (mobilit)azione di questo periodo, concentrandoci sull’attività di informazione via social. È così che, riportando le notizie relative alle rivolte nelle carceri, abbiamo rappresentato come sia ancora più problematica e meno giustificabile la detenzione amministrativa in periodo di allarme contagio; trattandosi di trattenimento “teoricamente” finalizzato al successivo rimpatrio la reclusione risulta non solo illegittima, ma anche priva di significato, nell’impossibilità di procedere a detti rimpatri con la chiusura delle frontiere in uscita.
Con la sottoscrizione di un appello abbiamo richiesto il blocco e la chiusura degli ingressi nei CPR.

A Milano abbiamo proposto soluzioni alternative all’utilizzo della milionaria struttura di via Corelli: dopo la domanda provocatoria dello scorso mese “Ma una quarantena di sei mesi ve la fareste volentieri qui. Milanesi?”, affiancata a un’immagine delle sbarre del sito (che ha assunto ex post toni quasi profetici), quando si è appresa la notizia della sanzione di un senzatetto perché in contravvenzione con l’obbligo di…dimora, abbiamo effettivamente prospettato la riconversione dello stabile in luogo di quarantena o di riparo anche diurno per i clochard, visto lo straripare dei dormitori e il piano comunale “emergenza freddo” agli sgoccioli.
Nelle ultime ore ci giungono intanto voci che i CPR di Roma e di Potenza stiano gradualmente rilasciando trattenuti; voci che ci piacerebbe avere come confermate a breve, da tutte le strutture di detenzione amministrativa. Quanto a Milano, non è più solo la Rete a proporre la riconversione dello stabile a finalità ben più utili. Staremo a vedere se questo periodo di emergenza porterà qualche buona notizia.