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I dati – Luglio 2020

L’attività di Cabiria

Dal 1995 Cabiria è l’unità di strada (UdS) del Naga che si occupa di informazione e prevenzione con le persone che si prostituiscono, incontrando in particolare persone trans. I dati che vi presentiamo sono il risultato dell’analisi della nostra attività negli ultimi tre anni (2017- 2019).

Cabiria è una delle Unità di Strada – UdS del Tavolo Metropolitano sulla Prostituzione, all’interno del quale si è sempre distinta per due particolarità: incontriamo per la maggior parte persone trans e siamo l’unica UdS completamente formata da volontarie e volontari. Ogni anno garantiamo circa 70 uscite con una presenza di 32 volontarie o volontari di media e 730 incontri. Le nostre uscite avvengono a Milano, due sere a settimana: una su Viale Fulvio Testi e una su Via Novara.

La prostituzione è un fenomeno che risente di ogni cambiamento che si verifica nella strada; un cambio di senso unico, una deviazione, un aumento della Polizia, sono fattori che determinano un cambiamento nell’attività e a volte anche l’invisibilità del fenomeno.

La nostra è un’attività di bassa soglia che nasce dalla necessità di far emergere i bisogni di persone straniere che si prostituiscono, di cui la maggior parte sono trans; si intersecano quindi tre livelli soggetti a discriminazione: l’etnia, il ruolo sociale e il genere. Una discriminazione si aggiunge all’altra determinando così una fragilità sociale ed economica stratificata ed elevate difficoltà di accesso ai servizi sul territorio.

Le relazioni con le persone che si prostituiscono[1] sono delicate: spesso non raccontano se hanno dei documenti, come sono arrivate qui o in che situazione vivono. A volte la mancanza di fiducia verso di noi, che deriva da storie di vita complesse – di cui noi vediamo solo un riflesso -, ci impedisce di instaurare relazioni confidenziali: per questo non possiamo produrre dati consistenti relativi a documenti e situazioni emergenziali.

Dai grafici si vede come siano presenti sul territorio che analizziamo persone di genere e provenienza differente.

I dati dimostrano una correlazione tra il genere e la provenienza: le donne incontrate sono tendenzialmente rumene o nigeriane (diminuite dal 14% al 6%), mentre le persone trans sono sudamericane (aumentate dall’82% al 90%).

La differenza delle due strade emerge soprattutto riguardo le persone che incontriamo e le tendenze che registriamo: negli ultimi tre anni c’è stato un lieve aumento di presenze su Via Novara, mentre su Viale Fulvio Testi c’è un trend molto diverso, ad un aumento nel 2018 del 15% delle presenze su strada è seguito un calo di circa il 17% nel 2019.

La composizione di Viale Fulvio Testi è rimasta stabile nei tre anni (85% persone trans totali, 60% peruviane), mentre Via Novara ha visto un incremento della presenza trans tra il 2018 e il 2019 (dall’82% al 95%, di cui l’80% sono brasiliane) e una diminuzione delle donne nigeriane tra il 2017 e il 2019 (di 9 ne sono rimaste 2). La diminuzione di donne nigeriane in strada nell’ultimo anno è stata osservata anche da altre UdS che si occupano principalmente di uscita dalla tratta. Le ipotesi sulle cause non sono documentabili: spesso si confondono e si legano ai mercati illegali e allo sfruttamento.

Durante l’emergenza Covid19, Cabiria ha interrotto le uscite il 5 marzo per riprenderle il 21 maggio. L’attività, nel periodo di sospensione delle uscite, è proseguita in remoto: essendo un’attività a bassa soglia, l’accesso non necessita sempre di uno scambio di numeri telefonici e indirizzi, pertanto abbiamo potuto monitorare la situazione con i pochi contatti telefonici che avevamo (solo 15).

Nei contatti telefonici avuti durante il lockdown abbiamo diffuso informazioni in diverse lingue relative alle disposizioni del Governo, per garantire un accesso inclusivo anche a chi non ha una competenza linguistica solida. Nessuna delle donne e trans contattate racconta di aver manifestato sintomi riconducibili al Covid19 e solo una di loro ha lavorato durante il lockdown. Ben 10 di loro (66%) hanno avuto problemi economici (affitto, bollette, acquisto beni alimentari).

A partire dal 21 maggio, con la ripresa delle uscite abbiamo rilevato che le percentuali non sono molto cambiate. Alcune hanno affermato di essersi aiutate a vicenda per le spese (acquisto beni alimentari, affitto, bollette) o aver ricevuto aiuto dai clienti. Su Viale Fulvio Testi, che è una zona fortemente residenziale, le persone che incontriamo indossano la mascherina o comunque l’hanno con sé (90%), eccetto nelle uscite di fine giugno in cui la temperatura, visibilmente aumentata, ha modificato questa percentuale notevolmente (55%). Su Via Novara, che invece è un tratto con luoghi abbastanza isolati, l’uso dei DPI non è consolidato (nessuna li indossa, alcune però dicono di averli e li usano coi clienti).

In generale notiamo un aumento di ansia relativa alla preoccupazione per la propria famiglia all’estero (Perù e Brasile soprattutto), per i debiti dovuti al mancato pagamento di affitto e bollette (e alle relative pressioni a riguardo), e per il rapporto coi clienti che tendono a non indossare la mascherina durante gli incontri e a non voler usare il preservativo.


[1]Useremo il femminile plurale perché le persone che incontriamo sono in maggioranza trans MtoF (male to female – da maschio a femmina) e donne: essere riconosciute nel genere scelto è una delle prime rivendicazioni che loro ci portano. E crediamo che il linguaggio sia un veicolo di rivendicazione politica fondamentale.

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