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Il pensiero – 1, 2, 3, 4, 5

Pronti. Partenza. Via.
No, torna alla partenza.

Pronti, partenza. Via.
Ci spiace, torna alla partenza.

The game, il gioco. Non un gioco di ruolo ma la vita di persone, tante. Siamo sulla rotta balcanica, nel limbo infernale. Famiglie, bimbi, donne, uomini, anime migranti dentro la fortezza Europa, intrappolate dentro un buco nero in Europa.

Un eterno ritorno fatto di privazioni, violenza, indifferenza. Non ci sono solo Bosnia, Croazia e Slovenia. C’è anche l’Italia, co-protagonista di questa catastrofe umanitaria. Catastrofe di umanità.

Come scritto nella sentenza del Tribunale di Roma del 18 gennaio 2021, le persone che superano il game e arrivano per miracolo in Italia, vengono prese, e con coercizione e inganno riportate al punto di partenza. Slovenia, Bosnia, Croazia. Botte, insulti, privazioni. Diritto di asilo negato, umanità schiacciata.

Ci spiace tanto. Good bye. Arrivederci. Tornare alla partenza.

Precisava che era arrivato in Italia con un gruppo di pakistani tutti intenzionati a chiedere la protezione internazionale e mentre alcuni volontari prestavano loro soccorso, provvedendo anche a medicargli le ferite, erano stati avvicinati da alcune persone in abiti civili qualificatisi come poliziotti che avevano posto loro domande sul percorso migratorio, tutti avevano risposto in ordine alla loro provenienza manifestando la volontà di chiedere asilo; che erano stati portati in una stazione di polizia dove gli erano stati fatti firmare alcuni documenti in italiano, gli erano stati sequestrati i telefoni ed erano stati ammanettati, poi caricati su un furgone e portati in zona collinare (evidentemente sul confine sloveno) e intimati, sotto la minaccia di bastoni, di correre dritti davanti a loro, dando il tempo della conta fino a 5; che dopo circa un chilometro erano stati fermati dagli spari della polizia slovena che li aveva arrestati e caricati su un furgone; arrivati alla stazione di polizia il ricorrente più volte aveva manifestato la volontà di chiedere protezione internazionale; che erano stati chiusi in una stanza per la notte senza cibo, acqua e possibilità di accesso ai servizi igienici; che erano stati poi condotti in un posto di polizia al confine con la Croazia dove erano stati fatti sdraiare a terra e ammanettati con fascette di plastica con le mani dietro la schiena, perquisiti, presi a calci e colpiti con manganelli; che gli era stato quindi fatto attraversare il confine ed erano stati presi in consegna dalla polizia croata, picchiati dagli agenti con manganelli avvolti dal filo spinato e presi a calci sulla schiena; che erano stati di nuovo caricati su un furgone e giunti a destinazione avevano nuovamente ribadito la volontà di chiedere asilo, ma erano stati portati sul confine con la Bosnia, dove gli agenti avevano cominciato un conto alla rovescia terminato il quale avevano iniziato a colpirli e spruzzare loro addosso spray al peperoncino aizzando il pastore tedesco che era con loro che li aveva inseguiti cercando di morderli. Giunto in Bosnia era stato portato al campo di Lipa dove gli era stato detto che non c’era posto ed era stati quindi portato in aperta campagna e lasciato lì. Era giunto a Sarajevo dove aveva trovato riparo in un immobile abbandonato e semi distrutto dalla guerra.
(Estratto dalla sentenza del Tribunale di Roma)

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