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I Luoghi e le Persone – Gli accampati di Milano

L’accoglienza fa acqua…

Vorremmo in questo numero soffermarmi sui luoghi della città di Milano. Luoghi che parlano delle persone. Dicono molto su di loro. E su di noi.
La differenza tra una tenda e un giaciglio a terra con coperte e sacco a pelo, ad esempio, è grande.
La tenda può voler dire bisogno di privacy, di intimità, da soli o in due. La tenda dà un segnale di continuità. È una provocazione. Sembra voler denunciare la propria presenza su quel marciapiede in maniera stabile, perché senza fissa dimora, costretta o costretto a vivere così. Cosa ci fa una tenda in corso Matteotti, davanti a splendidi negozi del quadrilatero della moda? Segnala una anomalia, uno scarto, un deragliamento: il sistema non funziona così bene come sembra.
Il giaciglio a terra segnala la perdita di qualsiasi dignità, la perdita di speranza. Spesso sotto un cumulo di coperte e stracci neppure la testa vuole uscire fuori a guardare te che stai chiamando, chiedendo se ha bisogno di cibo o di qualcos’altro. Oppure vuole dire: sono qui, ma per poco. Non ci voglio stare a lungo, me ne andrò presto. Sono solo in transito, spero a breve non mi vedrete più. E questa è l’interpretazione migliore. 
Tanti sono i giacigli nei sottopassi che collegano via Sammartini e via Ferrante Aporti. Nella puzza dei tubi di scarico, unita alla puzza di urina, in mezzo a rifiuti, qualche essere umano si intravede buttato su un materasso. Qualche gruppetto, qualcuno solitario.
Cosa si può dire? Ben poco. Finché non troveremo un’alternativa a tutto questo, non ci resta che osservare molti minuti di silenzio…

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