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I Luoghi e le Persone – Le due sorelle


I mille usi di un parco cittadino. C’è chi ci passeggia, chi gioca a pallone, e chi ci abita…


Le due sorelle

Le giornate sono terse, limpidissime. Un venticello, a tratti più impetuoso a tratti solo una brezza leggera, sta ripulendo l’aria dall’inquinamento che, mesi senza pioggia, si sta accumulando in modo sempre più preoccupante. Ormai da alcune settimane avevamo ricevuto la segnalazione di un gruppo sostanzioso di somali e somale, famiglie intere, accampati in una grande piazza, nodo strategico di tram, autobus e metropolitana, oltre che perennemente congestionata dal traffico. Un’unica pensilina a fianco a un grande posteggio e a un giardinetto, meta notturna di spacciatori improvvisati. Le settimane passavano e noi dell’Osservatorio non riuscivamo mai ad andarci. La raffica di sgomberi che hanno contraddistinto l’inizio del 2022 ci aveva in qualche modo paralizzato. Dove verranno portate tutte queste persone spazzate via dai numerosi tunnel che uniscono via Sammartini a via Ferrante Aporti? Molti sono transitanti, provenienti dalla rotta balcanica in viaggio verso il nord Europa, abbandonati da tutti senza riuscire neppure, tra uno spostamento e l’altro, a passare qualche notte al caldo. Altri sono giovani e vecchi senza nessuna protezione, nessun documento, perché non sono riusciti mai a ottenerlo, o dopo averlo ottenuto l’hanno perso, perché è scaduto e non è stato loro rinnovato non avendo più un lavoro. E che dire delle tante ragazze giovanissime che rincorrono il sogno di una vita diversa, fuori dalle regole imposte dalla propria famiglia e dal sistema… Ma torniamo alla nostra grande piazza dove non abbiamo più trovato la comunità somala che pensavamo ancora “vivesse” lì. Sotto la pensilina di cui accennavo nelle prime righe, troviamo tre sacchi a pelo ben allineati, due vicinissimi l’uno all’altro e il terzo leggermente distante. Anche le teste nascoste sotto al sacco a pelo. Ai nostri saluti, però, dai due giacigli vicini escono due teste di donne che con un largo sorriso ci rispondono. Sono bulgare, e ci raccontano molto poco di loro perché non parlano né italiano né altre lingue a noi conosciute, tranne la loro. Sono due sorelle e vicino a loro, un cugino. Hanno più o meno una cinquantina d’anni o forse qualcosa di meno. Ridono accettando volentieri le nostre merendine. Ci salutano con la mano, come due bambine. Nel frattempo arrivano due ragazzi egiziani, presenze abituali di quel pezzo di giardino. Uno abita in una casa lì vicino e l’altro ci fa vedere il suo giaciglio poco distante. Tutti si conoscono, si salutano, il clima pare sereno. Allontanandoci pensierose ci chiediamo come si fa presto ad abituarsi a queste situazioni, senza più stupirsi di nulla…

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