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Il pensiero – Abitare: un privilegio non per tutti

Foto: M. Maconi

Abitare: un privilegio non per tutti

La casa è un diritto? Sicuramente è una necessità, uno dei bisogni primari dell’essere umano. Constatiamo da anni attraverso i servizi e le attività del Naga che esiste un “problema casa”. A intervalli quasi regolari la notizia trova spazio sulla stampa. Recentemente grazie ad alcuni studenti universitari la notizia è tornata alla ribalta. Gli studenti hanno denunciato il pietoso stato dell’arte con una protesta accampandosi con le tende fuori da alcune università. Diciamo grazie a questi giovani coraggiosi, perché grazie a loro un faro è tornato ad essere puntato su questo tema!

Tende e accampamenti al Naga, dalla nostra prospettiva, le conosciamo bene. Da anni, anche grazie al lavoro di questa newsletter e del gruppo Osservatorio, stiamo documentando una fetta sempre più grande della popolazione (non solo straniera!) che vive in alloggi di fortuna e che non riesce ad accedere al mercato immobiliare della città e dell’hinterland, che vive, appunto “fuori dalla nostra vista”. Da anni i volontari e le volontarie del Naga battono MIlano alla ricerca di insediamenti informali, occupazioni legittime (per noi) ma abusive per la legge e le istituzioni, cavalcavia sotto i quali sorgono villaggi improvvisati. Da anni ribadiamo che il tema dell’abitare è cruciale per le persone richiedenti asilo e rifugiate e in generale per le persone straniere e tutti coloro che vivono la città. Ogni tanto qualcuno nei media se ne accorge, per poi tornare al solito torpore.

Strettamente connesso è il tema della residenza, che porta con sé tanti diritti di cittadinanza, come ci ha ricordato nello scorso numero di Fuorivista Enrico Gargiulo, sociologo, professore all’Università di Bologna e attivista del diritto all’abitare. Avere una residenza o non averla è dirimente per accedere a quelli che una volta erano diritti (di cittadinanza, appunto!) e sempre più chiamiamo servizi. Il problema abitare è la somma di tante questioni incancrenitesi negli anni: le discriminazioni che subiscono le persone straniere sul mercato della casa, il problema del lavoro povero (e precario!), l’assenza di politiche pubbliche per la casa, la speculazione e la gentrificazione che fanno schizzare i costi degli affitti e le difficoltà legate all’accensione di un mutuo, solo per citare le questioni più rilevanti.

Se si è stranieri e straniere, si aggiungono poi storture caratteristiche. La durata dei permessi di soggiorno non incentiva chi ha una casa di proprietà alla stipula di un contratto: spesso infatti si ignorano le leggi sull’immigrazione e ci si spaventa di fronte a permessi di soggiorno per richiesta asilo di sei mesi o per Protezione speciale di un anno, solo per fare qualche esempio. Le persone straniere subiscono anche l’assenza di reti famigliari e amicali che possano supportare nella ricerca di una casa. Se chi è giovane e italiano – sempre meno – può contare su ciò che resta del welfare famigliare, chi è giovane e straniero no perché spesso è solo e deve cavarsela senza nessun “aiuto da casa”.

Le soluzioni praticabili e abbordabili diventano quindi il mercato nero e la coabitazione forzata. E via di stereotipi: “Vivono in tanti perché sono abituati”, “è la loro cultura”, solo per fare un esempio di tipico ritornello.

Allora che fare? Da dove iniziare? Le associazioni, i movimenti, i sindacati che si occupano di questa problematica sono ormai in gran fermento. SI sta creando una rete. In vista di una piattaforma comune. A fine settembre abbiamo, come Osservatorio del Naga, lanciato l’idea di una assemblea che raggruppi la rete intera per un Forum alternativo sulla casa.

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