Simonetta D’Amico,
Consigliera Comunale, Comune di Milano e attualmente Presidente della Commissione Demanio e Bilancio e Vicepresidente della Commissione Casa
Gabriele Mariani,
Co-portavoce dell’associazione Milano in Comune
Diritto alla casa:
un problema politico
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Emilia Bitossi: Ciao a Simonetta D’Amico e Gabriele Mariani, vi do il benvenuto in questa video intervista per la newsletter del Naga, Fuorivista. Come gruppo dell’Osservatorio del Naga siamo impegnate da diverso tempo anche sul fronte del diritto all’abitare, una problematica che diventa sempre più importante e sempre più impegnativa, direi ormai un’emergenza vera e propria. Recentemente abbiamo organizzato un convegno sul tema che si è svolto presso la Casa della Cultura, dopo averne organizzati precedentemente altri tre. Siamo in rete con varie associazioni di Milano e provincia proprio su questo tema. Non voglio rubare altro tempo. Abbiamo il piacere di approfondire con voi e capire quali siano le strategie che possono essere vincenti in questo momento per affrontare e andare incontro alle esigenze delle persone più fragili e che hanno più bisogno di aiuto. Anche se il problema ormai è amplissimo e copre anche persone che sono meno fragili o hanno meno bisogno. Innanzi tutto, chiederei a Simonetta di presentarsi.
Simonetta D’Amico: grazie, grazie al Naga, grazie a Emilia e a Davide. Io sono Simonetta D’Amico, Consigliera Comunale e attualmente Presidente della Commissione Demanio e Bilancio e Vicepresidente della Commissione Casa, dallo scorso mandato perché sono stata Presidente della Commissione Casa e, quando ero Consigliera di Zona, ero Presidente della Commissione Urbanistica, Casa e Demanio. Quindi diciamo che il tema “casa” lo sto affrontando da parecchi anni su questa città.
Gabriele Mariani: buongiorno a tutti, io sono Gabriele Mariani, sono co-portavoce dell’associazione Milano in Comune, associazione che è stata rappresentata in aula a Palazzo Marino, in Consiglio Comunale, all’opposizione di Sala, fino al 2021. Poi ci siamo presentati alle amministrative e non siamo riusciti a entrare. La nostra attività prosegue, indefessa con atteggiamento critico, nel senso positivo del termine, nei confronti di Sala, della Giunta e del Consiglio Comunale. Su alcuni temi possiamo avere anche certe condivisioni, su altri, facciamo opposizione per ciò che riteniamo.
EB: grazie. Inizierei con una domanda da fare a Simonetta. Inclusività e partecipazione, sono due parole d’ordine che dovrebbero essere alla base di qualsiasi intervento sulla città. Cosa sta succedendo? Milano è più inclusiva o si sta appiattendo a rispondere alle esigenze di un sistema che è sempre più lontano da queste istanze e questo è non solo Milano ma direi a livello addirittura europeo, in molte città europee si percepisce la stessa cosa. Anche se ci sono delle città che hanno affrontato la problematica in qualche maniera: come Lisbona, altre città importanti, come Madrid…alcuni Governi hanno cercato di affrontarlo a livello nazionale.
SDA: Milano per tradizione è sempre stata una città accogliente, inclusiva. Chi arrivava a Milano era quasi certo di poter migliorare le proprie condizioni di vita e di poter avere un futuro migliore per sé e per i propri figli. Continua a essere una città attrattiva. Abbiamo tantissime università che sono l’eccellenza, per la formazione tantissimi giovani vengono qui e anche tantissimi lavoratori. Però quello che è accaduto negli ultimi decenni è stato un impoverimento graduale dovuto alla perdita del potere d’acquisto. Consideriamo che i redditi degli italiani sono rimasti praticamente al palo da vent’anni, l’aumento è stato solo del 5% rispetto a quello che invece è avvenuto negli altri stati europei. Questo ha sicuramente portato a un impoverimento di quella che invece era considerata da sempre la classe media, persone, come dicevi tu prima Emilia, che un po’ di anni fa non era certo nella situazione di povertà o di pericolo di scivolare nella povertà. Invece adesso questo pericolo è diventato concreto.
Rimanendo sul tema della casa, il Comune di Milano il problema come tema se lo pone. Non è che non se lo sia posto. Consideriamo che rispetto a prima il tema dell’housing sociale è stato molto sviluppato da questa amministrazione: in cinque anni avremo circa 10.000 alloggi a canoni calmierati, il che può essere un criterio non valido per tutti, però avere un alloggio/appartamento a 500 euro a Milano oggi è un obiettivo quasi irraggiungibile. Vediamo che i monolocali costano 1.200/1.300 euro, prezzi esorbitanti. È una sorte che tocca moltissime città europee, vediamo Parigi, Berlino, Amsterdam, ma anche altre città italiane, Roma, Firenze. Quindi è chiaro che sul tema casa bisogna fare di più perché la casa rappresenta l’elemento principale di formazione per chi voglia costruirsi una famiglia ma anche di maggiore stabilità per una persona; senza una casa è chiaro che diventa tutto molto difficile e lo scivolamento verso la povertà è praticamente dietro l’angolo. È chiaro che il tema della casa non può essere affrontato solo a livello comunale; perché il Comune può fare sicuramente tanto con il suo Piano di Governo del Territorio (PGT) ma è un tema che deve essere affrontato a livello nazionale e a livello regionale. Sicuramente va rivisto anche a livello comunale, però è chiaro che ci sono altri enti superiori al Comune che devono farsi carico di questo tema.
EB: a questo punto vorrei chiedere a entrambi, allacciandomi a quello che hai appena detto: quali sono le strategie che andrebbero messe in atto per riuscire a contenere una speculazione edilizia che è veramente senza regole, molto aggressiva? E come fare a sviluppare un’edilizia sociale? È vero che non interviene solo il Comune, ma anche la Regione ma, siamo lontani, parlando di Milano, da riuscire effettivamente a rispondere alle esigenze delle persone più fragili. Abbiamo detto che il problema è trasversale e che quindi anche la classe media si trova in grande difficoltà per i motivi che sono stati detti prima. Condivido. Ma rimane che le persone che hanno maggiori fragilità non trovano risposta nell’ambito del Comune di Milano. Non trovano risposta e questo è un grossissimo problema.
A questo lego anche il discorso delle occupazioni degli immobili abbandonati: da anni sono state uno dei modi per risolvere, almeno momentaneamente, il dramma dell’emergenza casa. Gestire in modo collettivo e partecipato queste occupazioni è stata una cosa che noi come Naga ci sentiamo di difendere come importanza da un punto di vista politico; ci è sembrato che fossero – ci sembra che siano – delle esperienze di grande valore. La risposta delle istituzioni in questo caso è stata lo sgombero, senza dare alternative valide. Gli esempi li potrei fare; non voglio entrare nel merito, ma purtroppo ci sono. Esempi di persone che si trovano dall’oggi al domani in mezzo a una strada. Lo sgombero di via Siusi è stato così, alle 7:00 del mattino sono arrivati, hanno sgomberato. La gente si è ritrovata a tirar fuori i materassi, bambini per strada con soluzioni dell’albergo momentaneo per la famiglia, case per qualche famiglia e tutti i singoli per strada. Adesso si teme un altro sgombero, quello di Via Esterle, dove stasera ci sarà un’assemblea. Per carità, c’è stato un bando che ha assegnato quella sede come Casa della Cultura Musulmana, per carità, giustissimo, ma il problema è semplicemente trovare un’alternativa dignitosa, ovviamente più delle attuali condizioni di Esterle oggi, che è una situazione arrangiata, per 7 anni ha salvato la pelle di tante persone che sono riuscite a stare lì e non in strada. Però diciamo che certamente avrebbero bisogno di un posto più dignitoso. E anche lì aspettiamo di capire Maran cosa dice e cosa farà. Sono trattative lunghissime e mi auguro che queste 40 persone, non mi ricordo esattamente il numero, non si ritrovino per strada come è successo a quelle di Via Siusi. Io faccio solo due esempi ma ce ne sono tanti altri.
Chiedo a Gabriele e Simonetta di passarvi la palla e darmi una risposta.
GM: ovviamente non si può non concordare con l’analisi che Simonetta fa sulla situazione attuale milanese. Permettetemi però di segnalare che non è che questa situazione sia maturata per caso o che nessuno sapesse che questa traiettoria di sviluppo ci avrebbe portato nel 2023 nella situazione in cui siamo. Milano è governata da dodici anni dal centro sinistra, con la Giunta Pisapia, poi un Sala 1 e adesso un Sala 2 e in questi dodici anni abbiamo avuto anche Governi con lo stesso colore sia a livello nazionale che a livello comunale, fermo restando che la Regione va per suo conto e continuerà purtroppo ad andare per suo conto con la destra. Però io non ho visto in questi dodici anni nessuna iniziativa proattiva da parte del Comune di Milano anche verso il Governo nazionale affinché alcune distorsioni delle norme urbanistiche o riguardo alle case popolari vedessero in Milano un esempio virtuoso di risoluzione. Simonetta D’Amico giustamente cita il PGT come una delle chiavi per cercare di porre un minimo di soluzione al tema. Io segnalo che un PGT già debole, quello appena approvato dopo Pisapia, si è ulteriormente indebolito rispetto al tema delle case popolari con il PGT che è stato poi rinnovato quando L’Assessore Maran era Assessore all’urbanistica. Con questo mi riferisco semplicemente ad alcuni temi principali, quali le quote minime di edilizia residenziale e sociale a canone agevolato (che è sempre una quota irrisoria del totale della volumetria costruita) mentre nell’edilizia residenziale sociale la parte del leone la fa, a esempio, quella con il patto di futura vendita che di fatto si riferisce al ceto medio e non al ceto povero. Mi riferisco al fatto che è vero che le dinamiche nazionali non possono certo essere governate da Milano -sui bassi salari, per esempio – però è vero anche che Milano ha e aveva un jolly che ha male giocato in questi dodici anni, ovvero il fatto di essere la capitale degli investimenti internazionali mondiali. Milano, come ho detto in un recente incontro a Sala, è la prima città in Europa per investimenti internazionali nell’immobiliare, con 12 miliardi attesi nei prossimi dieci anni e 10 miliardi ricevuti dagli investimenti negli scorsi dieci, al primo posto prima di Monaco di Baviera e Amsterdam. Monaco di Baviera viene dopo con 10,8 miliardi in dieci anni. Quindi è vero che certo Sala non può intervenire sulle dinamiche dei salari e dei prezzi, però è anche vero che un po’ di redistribuzione può proprio essere fatta in virtù di tutti gli investimenti che sono stati fatti a Milano. Per esempio, si sarebbe potuto mettere al PGT una quota più alta per il canone agevolato per le trasformazioni immobiliari. Segnalo che la norma regionale prevede di aggiornare gli oneri di urbanizzazione ogni tre anni e dal 2007 sono stati aggiornati un mese fa; ciò vuol dire che in questi dodici anni Milano ha perso circa 200/300 milioni di euro in mancate plusvalenze richieste agli operatori. Con 300 milioni di euro quante migliaia di case popolari si possono ristrutturare? E questo non è stato fatto. Quindi, secondo me, c’è una grave responsabilità di chi ha governato la città in questi dodici anni e forse per mancanza di visione o forse per adesione interessata al capitale finanziario internazionale non ha fatto quello che secondo me doveva fare. Ora, io mi aspettavo che nella Delibera sugli oneri ci fosse un radicale cambiamento; in realtà vedo che sono stati aumentati nel centro mentre nella periferia, che è proprio il luogo dove mirano adesso gli investimenti speculativi c’è stata ancora una scontistica. Il radicale cambiamento dovrebbe essere, quindi, quello di riprendere mano seriamente al PGT aumentando quelle quote di edilizia residenziale e sociale a canone agevolato, ma aggiungo anche che, se si fosse fatta una Delibera sugli oneri un po’ più incisiva, si sarebbero potute mettere un po’ più di risorse nella ristrutturazione delle case popolari. Ora, Simonetta è sicuramente più aggiornata e magari ci potrà dire cosa bolle in pentola…
Sulle occupazioni, consentitemi di dire una cosa. Plaudiamo ai ragazzi che piazzano le tende e occupano la Casa dello Studente, ma io li ho visti ieri manifestare davanti a una caserma e giustamente dicevano: questa caserma con pochi soldi può essere trasformata in uno studentato. L’area delle caserme è pero’ in mano a Cassa Depositi e Prestiti e negli strumenti di pianificazione del PGT, o nelle trattative del Comune di Milano verso Cassa Depositi e Prestiti in dieci anni, non vi è nulla di pervenuto riguardo a una diversa traiettoria che ne preveda soltanto la mera valorizzazione immobiliare nei confronti del residenziale di alto livello.
EB: Grazie Gabriele. Simonetta?
SDA: un accenno alle occupazioni. Quella a esempio di Via Esterle: erano venuti qui davanti a palazzo Marino e io e il Consigliere Bottelli siamo andati a parlarci perché è proprio l’esempio classico di persone che comunque lavorano, e che però non riescono a pagarsi un affitto. Non riescono neanche ad avere la capacità di acquisto per poter andare a contrattare un affitto perché nessuno affitterebbe loro mai una casa, per pregiudizio, perché magari non hanno la possibilità di avere una garanzia bancaria, perché i proprietari di casa ora chiedono fideiussioni, cose assurde, perché dal loro punto di vista vogliono sentirsi più tutelati; ma chi lavora e ha un lavoro povero non riesce in questa città ad avere una casa e questo è sicuramente grave, perché, come ho detto prima, senza la casa non si può costruire un futuro. Quindi, come diceva prima Emilia, a queste persone bisogna dare una risposta che sia più dignitosa di occupare un immobile abbandonato, perché non è dignitoso per loro ma non è dignitoso nemmeno per una città che si mostra come una delle città piu’ europee d’Italia. Quindi confido nel fatto che si possa trovare una soluzione, ma che si possa anche intraprendere un percorso per eventualmente trovare una soluzione abitativa alle persone che si trovano in difficoltà, che appunto, lavorano, ma non possono pagarsi un affitto così elevato come se ne trovano a Milano sul libero mercato.
Per quanto riguarda il PGT, sicuramente è una leva per avere la possibilità di avere più soldi, perché sappiamo che a Milano i maggiori oneri arrivano proprio dagli interventi urbanistici e quindi per il nostro bilancio è sicuramente una fonte di guadagno. Adesso ci sarà la revisione del PGT e potrebbe essere un’occasione per vedere quello che non ha funzionato: le quote per l’housing sociale, l’edilizia residenziale sociale, ma anche l’edilizia residenziale pubblica. Perché no. Se il Comune riuscisse con le proprie forze a costruire delle case popolari, non edilizia sociale, ma proprio case popolari, per quelle persone veramente fragili che non riescono a pagarsi nemmeno una casa a 500/700 euro al mese perché magari ne guadagnano 1000.
Questo intendo dire…poi chiaro che Milano, insieme ad altri comuni si sta facendo portavoce del tema del caro affitti, che non è solo un tema degli studenti ma soprattutto delle famiglie, di chi vive da solo perché a Milano vivono moltissimi single e quindi anche una persona sola riesce con fatica a pagare l’affitto e a fare fronte alle spese. E’ un tema enorme che va sicuramente affrontato.
Quello che abbiamo fatto noi con le nostre forze nello scorso mandato, con 110 milioni del nostro bilancio, e’ stato riuscire a ristrutturare oltre 5mila alloggi delle case popolari del comune gestite da MM. Però è chiaro che non basta, perché se noi andiamo a vedere il turnover delle case popolari osserviamo che ogni anno si liberano 500 case che hanno necessità di essere ristrutturate, con impianti che vanno rimessi a norma… abbiamo calcolato che per rimettere a norma e ristrutturare tutto il patrimonio del comune occorre 1 miliardo e 200 milioni. Capite bene che un comune queste risorse non le ha, perché il nostro bilancio sulla parte corrente è di 3 miliardi e 500 milioni, quindi è chiaro che ci sarebbe la necessità di avere dei fondi regionali e dei fondi statali, perché in questo Paese manca una politica nazionale della casa da forse 50 anni..
in Italia poi, l’80% degli italiani è proprietario di case, ma non in tutta la penisola c’è il problema dell’affitto e del caro affitto: è un problema delle grandi città metropolitane, delle aree urbane di Milano, Roma, Napoli, Firenze… non delle città più piccole o che comunque per fortuna riescono ad offrire ancora delle case in acquisto o in affitto a prezzi accessibili per le persone. E’ chiaro che anche a livello statale diceva anche prima Gabriele noi non abbiamo fatto una grande rivoluzione sul tema casa anche quando il governo era del nostro colore, e questo è stato un errore perché il tema casa non è un tema di oggi, è vero che adesso c’è stato un focus forte grazie agli studenti, che io ringrazio e che hanno preso coscienza e si sono messi a manifestare e protestare, perché credo che le proteste devono arrivare dai giovani e fare collante con le altri parti della società che soffrono, però è un tema che risale negli anni. E’ vero anche che magari i nostri governi non sono stati stabili e hanno messo altri temi come prioritari in agenda; e’ invece un tema che va messo come prioritario nell’agenda politica. Ora purtroppo temo che questo governo di destra non farà nulla. Ha già tolto i sostegni agli affitti alla morosità incolpevole, quindi e’ chiaro che va in tutt’altra direzione…
Bisogna poi mettere un freno agli affitti brevi. Parlavo ieri con un collega di Firenze e mi diceva che lì non c’è più possibilità di trovare una casa perché sono tutti in Airbnb…
EB: scusa Simonetta mi permetto di interromperti. Rispetto al blocco degli affitti brevi a livello comunale si potrebbero prendere delle misure. Ad oggi nessuno però ha fatto nulla. Ora grazie agli studenti che sono presenti nelle nostre assemblee e sono consci che il problema non è solo loro, ma ci sono persone ben più fragili che da anni hanno bisogno e chiedono, c’è una maggiore sensibilità al problema. Volevo chiederti com’è possibile che un governo del territorio non intervenga su questioni locali, non parliamo del governo centrale. E qui arrivo alla domanda che volevo rivolgervi: cosa impedisce di costruire nuove case popolari, a parte che non ci sono soldi anche se Milano attira capitali immobiliari?
SDA: privati però…
EB: sì privati, ma il Comune incassa abbastanza soldi quindi quello che mi chiedo è come fare per fare in maniera di costruire case popolari, quali gli impedimenti, che percorso occorre fare per realizzare un piano case per i più fragili? Quanto è complesso e in termini pratici cosa si può fare?
GM: su airbnb è vero che servono norme nazionali, concordo con Simonetta che questo elemento distorce il mercato contribuendo al caro affitti; segnalo che si può tamponare il fenomeno airbnb agendo a livello livello comunale sulle norme urbanistiche e del regolamento edilizio che so essere in revisione. Partendo dal presupposto che una casa per abitare è diversa da una casa per affitto breve – sebbene questa diversità non si può tradurre in maniera cogente perché la normativa urbanistica edilizia non fa queste differenze – si possono prevedere delle norme che rendono molto più difficili gli affitti brevi, per esempio riferendosi all’accessibilità per i disabili, alla regolarità degli impianti… qualcosa a livello di territorio si può fare, anche se ovviamente la cosa migliore sarebbe agire sulla normativa nazionale.
Venendo al tema delle case popolari io l’ho già detto prima: se non vengono captate le plusvalenze generate …faccio un esempio: costruire un grattacielo a Lambrate costa 1500 euro al mq, venderlo a Lambrate dal primo al decimo piano costerà circa 4000 euro al mq, dal decimo in su 6-7mila; non è che gli oneri cambiano a seconda dell’altezza. Quindi significa che se il Comune anche con l’ultima Delibera manifesta di aver abdicato a voler captare la ricchezza – e quella delibera in consiglio comunale è stata votata credo da tutta la maggioranza – allora vuol dire che ancora non si vuole agire in modo deciso verso la rendita immobiliare. Che per carità la parola “speculazione” in sé se gestita dalle istituzioni non è una cosa negativa, ma un valore, nel senso che se c’è un soggetto privato che vuole venire a Milano a speculare una parte dei guadagni che fa io me li incamero.
Faccio un altro esempio..è di oggi la notizia che è stato avviato un lotto sugli scali ferroviari di Lambrate. Bene. L’accordo di programma degli scali ferroviari prevede che il 50% delle plusvalenze di Ferrovie proprietarie degli scali, al netto di una serie di spese, debba essere versata al Comune. E’ partito Farini, è partito Lambrate… qualcuno si è chiesto di andare a chiedere a ferrovie il bilancio di quanto aveva messo a bilancio quel determinato scalo, a quanto lo ha alienato e di chiedere indietro quel 50%? A me non risulta. O forse quell’accordo è stato fatto talmente male che dobbiamo aspettare che venga venduto l’ultimo metro quadro degli scali prima di poter chiedere soldi a Ferrovie dello Stato? Allora noi possiamo ragionare in mille modi, possiamo dire come giustamente ci ricorda Simonetta che con un bilancio di 3,5 miliardi il Comune non può fare investimenti per 1,2 miliardi per le case, ma da qui a 15 anni di quel miliardo e due vuol dire 100 milioni all’anno. 100 milioni all’anno come si recuperano? Semplicemente con una delibera sugli oneri che cambia un po’ i termini, senza per altro andare ad incidere più di tanto, perché e’ vero che i costi di costruzione sono aumentati dopo il Covid, ma i costi di vendita sono sempre alti, quindi andare a tassare chi investe semplicemente non fa un danno all’impresa che costruisce e genera posti di lavoro, fa un danno a chi possiede i fondi, i terreni, i luoghi e quindi specula su quello. Io la trovo una norma fattibile anche da subito, non c’è nessun impedimento ad applicare la 167 che è la norma nazionale sulle costruzione delle case popolari a Milano. E’ perfettamente in funzione e si può applicare anche domani volendo, io però ritengo che ci siano delle gravissime colpe per non averlo fatto negli anni precedenti e non volerlo fare adesso.
EB: ecco Simonetta, cosa puoi dire?
SDA: dico che sul tema degli affitti brevi bisogna metterci un freno, però non può il Comune da solo; per es. Venezia lo sta facendo, ma è stato il frutto dell’emendamento del Deputato PD Pellicani all’interno del d.l. aiuti, proprio per consentire al comune di Venezia di porre un tetto agli affitti brevi. E questo è quello che anche il comune di Milano ha chiesto al Ministro Santanchè, ma il governo sta andando in una direzione diversa. Noi abbiamo chiesto che il Comune possa regolamentare autonomamente gli affitti brevi, non che ci sia un intervento del governo e che il governo stabilisca per tutte le città come regolamentare gli affitti brevi, perché è chiaro che chi conosce il territorio, conosce la propria città – quindi le istituzioni – sa meglio come regolamentare, e anche in base a quello di capire come va il fabbisogno della casa e l’emergenza abitativa. Però non mi pare che il governo e la Santanchè siano di questa opinione. Ripeto però, potevamo farlo prima, forse..quando eravamo al governo e non lo abbiamo fatto..è chiaro che poi Airbnb è esploso negli anni…
C’è questa contropartita, il fatto che Milano sia diventata una città così attrattiva, bella e tutti vogliono venire, però poi effettivamente la contropartita è un aumento dei prezzi, un aumento esorbitante delle abitazioni a cui bisogna assolutamente mettere un freno, intervenire in qualche modo. Quello che sta facendo il Comune è anche rivedere il canone concordato che comunque dia la possibilità di avere un affitto diciamo inferiore rispetto al libero mercato..sicuramente non è però l’intervento che va verso chi è fragilissimo e che ha bisogno di una casa popolare.
Io ritengo che una città come Milano debba avere insieme nella città una comunità condivisa da tutte le classi sociali, da tutti i ceti sociali; perché espellere le persone più povere, quelle che hanno una capacità reddituale più bassa, significa comunque impoverire lo sguardo sulla città. Questo non fa bene a noi, non fa bene alla comunità, non fa bene alla città. Quindi sicuramente bisognerà intervenire. Io credo che la revisione del PGT possa essere un’occasione, magari anche con l’intervento delle altre forze politiche, delle associazioni, magari anche con il contributo di Gabriele Mariani, che su questo tema è molto preparato, per capire effettivamente come poter modificare e migliorare il PGT per poter recuperare più risorse e poter aver anche in futuro delle case…e quindi una visione lunga, avere delle case a prezzi calmierati…altrimenti stiamo andando verso una china molto pericolosa…diventerà una città solo per ricchi? No, non ci piace questa visione della città. Deve essere una città che sia capace di tenere insieme persone più fragili con persone meno fragili, con persone che ce la fanno da sole e costituire così una varietà e pluralità di persone che vivono insieme.
EB: ti ringrazio per il tuo intervento. Di fatto l’aumento dei costi delle case e l’impoverimento delle famiglie ha esteso il problema della casa a nuove fasce della popolazione che non sono riconducibili solo a quelle con marginalità estreme i cui bisogni sono tradizionalmente poco prioritari per le istituzioni invece quello che sto sentendo è che di fatto questi bisogni ci sarebbe l’intenzione di ascoltarli di più…e per fare in modo che nei confronti di queste persone non siano sempre solo interventi di pubblica sicurezza…gli interventi non sono mai di andare incontro alle esigenze
SDA: infatti…tu prima hai detto Maran ma deve intervenire anche Bertolè, anche altri assessorati, è trasversale..
EB: io ho parlato di Maran ma l’intervento dovrebbe essere coordinato.
SDA: anche l’educazione…perché se ci sono bambini…
EB: certo… noi come Naga ci occupiamo di queste fasce estremamente marginalizzate. Ci occupiamo di migranti tendenzialmente…e ormai tutte le nostre attività, tutti i nostri gruppi che affrontano tematiche diverse, dal legale al sanitario a persone che escono dal carcere, alla prostituzione, insomma sono tantissimi i gruppi nostri che si occupano di sfaccettature diverse del problema e vediamo che ormai per tutti trasversalmente il problema della casa è estremo. Chi ha ottenuto una protezione e ha avuto la fortuna non solo di fare la richiesta asilo – cosa che ormai è diventata una mera Chimera – ma addirittura arrivare alla fine del procedimento per avere poi un documento ed ottenerlo perchè gli è stato in qualche modo riconosciuto… si ritrova in mezzo a una strada… ha un lavoro? Si ritrova comunque in mezzo a una strada.
SDA: esatto. Mentre prima il lavoro rappresentava la possibilità di emanciparsi – non c’era il binomio lavoro e povertà – adesso invece c’è il binomio lavoro e povertà – lavoro povero. Working poor è stato il termine coniato per descrivere questo fenomeno.
EB: E questo devo dire che lo denunciano moltissimo tutti gli enti gestori dei centri di accoglienza. Perchè persone che sono state dentro a un SAI – quelle che si chiamavano un tempo Sprar – hanno fatto dei progetti che spesso sono molto molto formativi e portano verso l’autonomia…persone che hanno trovato lavoro, entusiaste, contente, che hanno realizzato una serie di cose si ritrovano con l’aiuto degli enti gestori a cercare una casa e a non trovarla…e questo è il problema enorme che loro denunciano a livello comunale ancor prima che nazionale perché tutto il lavoro e il soldi spesi – soldi che sono dello Stato, anzi del Comune che poi è finanziato dallo Stato – per questi progetti SAI vanno in fumo. Tu hai speso dei soldi per formare delle persone, per renderle autonome e alla fine queste persone si ritrovano per strada – perché uscite da lì si ritrovano per strada – e tutto va in fumo.
SDA: terribile.
EB: se volete un intervento di chiusura breve perché siamo in chiusura.
GB: Simonetta ci ha tratteggiato lo stato dell’arte delle cose e la sua opinione su come risolverle, opinione che io sostanzialmente condivido. Quello che dico è: Simonetta sei nelle istituzioni, buon lavoro, quando ti passa la delibera del PGT guardiamola con estrema attenzione – guardiamola nel senso che ovviamente la responsabilità finale del voto ce l’ha lei…quindi si guardi quella delibera con quell’occhio… se no già è passata quella sugli oneri senza colpo ferire che è a mio avviso sbagliata, non facciamo questo errore.
EB: perfetto. Simonetta accogli l’invito?
SDA : accolgo assolutamente l’invito e credo che i temi importanti come il PGT debbano avere una partecipazione diffusa della cittadinanza e anche magari per i non addetti ai lavori, i semplici cittadini che non hanno nozioni urbanistiche o di PGT, ma ci sono aspetti che sono in grado di esporre in termini semplici e comprensibili a tutti. Queste tematiche che riguardano tutti noi, la città, riguardano il futuro di questa città e delle future generazioni e magari si riesce attraverso il PGT, che ripeto è solo un pezzo, ma è un pezzo importante in mano al Comune, a dare qualche soluzione alle persone che hanno più bisogno sul tema della casa.
Tra l’altro dico sugli immobili abbandonati…il Comune aveva stabilito che su quelle aree chi non li abbatteva avrebbe perso gli oneri e le volumetrie, poi è arrivata regione Lombardia e li ha premiati ..praticamente chi lascia immobili in abbandono e poi appunto interviene per riqualificare ottiene un premio volumetrico. Diciamo che non è proprio la mia stessa opinione: hai lasciato in abbandono un immobile per decenni e poi io ti premio anche… vabbeh… comunque noi sappiamo che la Regione è di un altro colore politico, ma sappiamo che sul tema casa la Regione ha la sua competenza e dobbiamo farla ragionare, portarla ad assumersi le sue responsabilità.
EB: grazie Simonetta, grazie Gabriele io spero di incontrarvi e invitarvi di nuovo… sicuramente a settembre ci sarà una grande assemblea con tutti i movimenti sulla casa e associazioni e volentieri vi invito già da adesso a partecipare, lo faremo credo a settembre e quindi vi saluto e a presto!
GM: grazie e buon lavoro!
SDA: grazie dell’invito.