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I Luoghi e le Persone – Oggi qui, domani là, a prova di resilienza


Quando ti sembra di essere ormai finita in un angolo buio senza via di uscita, provi a salire quella scala per scoprire dove ti porterà


Oggi qui, domani là, a prova di resilienza

Arrivano in gruppo, tutti insieme. Ci stupiamo del perché proprio in questi ultimi due mesi arrivino molti somali ed etiopi, in Italia da anni, a richiedere un posto in un SAI (Sistema di accoglienza e integrazione). Sono tutti senza fissa dimora, ospiti presso amici o conoscenti, un giorno qua e uno là. Ma che avranno fatto in tutti questi anni? Perché solo ora? Difficile per noi accettare che si siano mossi, che se ne siano andati. Dopo viaggi incredibili, sfiorando la tragedia varie volte per riuscire ad arrivare in Italia, ospitati in Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) in giro per l’Italia, appena hanno ricevuto l’agognata protezione sussidiaria o quella internazionale, sono scappati. Ma dove? Perché non aspettare di continuare il loro percorso in un Sai? Ne hanno diritto, ma glielo avranno mai detto gli operatori e le operatrici dei Centri che li hanno ospitati?

E parlando con loro, ecco piano piano affiorare le loro storie. Uno ci racconta di essere stato in un Cas in un paesino del Molise. Appena ricevuta la protezione internazionale, senza che nessuno gli spiegasse nulla di ciò che avrebbe potuto ricevere, ha deciso di andare a trovare, finalmente, il suo bimbo in Germania, dopo anni che non lo vedeva. Lui e la moglie erano stati separati dal trattato di Dublino. Lui si era dovuto fermare in Italia, mentre lei era riuscita ad arrivare in Germania col figlio. Dopo qualche anno in questo Paese, però, ha deciso di rientrare. Perché lasciare la Germania e tornare in Italia? Perché per lui che aveva già lavorato in Italia e conosceva qualche parola di italiano era la decisione più semplice. Magari ormai il rapporto con la moglie si era anche sfilacciato. Quindi rientrare qui gli è sembrata una buona via d’uscita. È arrivato a Milano nella speranza di trovare lavoro. E in effetti l’ha trovato. Certo un lavoro da schiavo che naturalmente non gli permette di trovare un alloggio dignitoso. Quindi ecco che subentra la possibilità di trovare un posto in un progetto Sai. Si è informato e ha saputo che ne avrebbe avuto diritto allora, ma che volendo lo può ancora richiedere. Non ha una scadenza… per ora.

Un altro, ospite di un Cas in Sicilia, ci racconta che appena ricevuto l’asilo è andato a lavorare in campagna. Prima in Sicilia, poi in Puglia. Di anno in anno la sua vita da lavoratore stagionale gli permetteva di mandare soldi a casa, alla famiglia. Un altro ancora uscito da un Cas in Piemonte con la protezione sussidiaria aveva trovato un lavoro in un ristorante a Como. In entrambi i casi qualcuno li ha avvisati che avrebbero potuto giocarsi ancora la carta del Sai, e giustamente ora hanno deciso di provare anche questa possibilità. Una vita in continuo movimento, in cerca di opportunità che diano un senso all’aver dovuto abbandonare il loro Paese e le loro famiglie.

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