Foto: Ant Hampton, tratta da “Borderline Visible”, pubblicata da Time Based Editions (www.timebasededitions.com). Cimitero di Doğançay dei “Senza Nome” (Smirne, Turchia), dove tra i morti ci sono coloro che sono annegati nel tentativo di raggiungere l’Europa, di solito in seguito a scontri con le guardie di frontiera greche/Frontex.
Un’Europa senza anima
Lo scorso aprile, il Parlamento Europeo ha votato il nuovo Patto su immigrazione e asilo, un provvedimento che, se formalmente adottato dal Consiglio Europeo, entrerà pienamente in vigore entro giugno 2026. Il nuovo accordo è fonte di grande preoccupazione.
L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), senza grandi giri di parole, l’ha definito una sostanziale erosione del diritto alla Protezione Internazionale in Europa.
Più di 160 organizzazioni per la difesa dei diritti umani, tra cui Amnesty International, stanno alzando la voce contro il patto, denunciando che riporterà indietro di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Questo accordo, sostengono, non farà altro che aumentare la sofferenza umana, ridurre la protezione e moltiplicare le violazioni dei diritti in ogni fase del pericoloso viaggio intrapreso da chi cerca asilo nell’Unione Europea.
Secondo Mattia Villa dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), che abbiamo intervistato in questo numero di Fuorivista (> Vedi intervista), in realtà poco cambierà. La sua analisi suggerisce che le istituzioni europee siano talmente bloccate da rendere improbabile qualsiasi significativo progresso. Ma se le istituzioni non possono muoversi, come possiamo costruire un percorso di reale avanzamento verso un’Europa dei diritti, più accogliente e “meno fortezza”?
Assistiamo a un restringimento nel campo dei diritti più basilari, mentre Frontex spende un mucchio di (nostri) soldi per intensificare i controlli. I cimiteri, le prigioni e i campi di confinamento continuano a crescere, contribuendo a formare un’Europa sempre più lontana dai suoi principi fondanti di umanità e accoglienza.
L’idea stessa di Europa, un faro di speranza e di diritti, sembra dissolversi. Come è possibile ignorare le immagini strazianti di famiglie divise, bambini che affrontano viaggi pericolosi, e persone che perdono la vita nel tentativo di trovare un rifugio sicuro? Ogni giorno, queste storie ci ricordano che dietro ogni statistica ci sono volti umani, speranze infrante e vite spezzate.
Il nuovo Patto su immigrazione e asilo, lungi dal risolvere i problemi, sembra destinato a peggiorarli. Come cittadine e cittadini europei, come esseri umani, chiediamo di più e di meglio. Dobbiamo insistere affinché le politiche siano all’altezza dei nostri valori, offrendo protezione e dignità a chi fugge dalla disperazione.
L’Europa deve riscoprire la sua anima, quella che ha promesso protezione e diritti per tutti e tutte. Se continuiamo su questa strada, rischiamo di perdere non solo la nostra umanità, ma il senso stesso di definirci europei.