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I Luoghi e le Persone – Uno spazio senza tempo

Un po’ di privacy…

Quello che più ci colpisce nelle nostre visite agli insediamenti di persone senza tetto o, meglio, senza fissa dimora è l’atemporalità della situazione. La mancanza di uno spazio personale, di una casa, sembra fermare le lancette dell’orologio. Tutto assume una dimensione senza tempo. Questo limbo in cui le persone sono costrette a vivere non cambia molto quando varcano  la soglia di un dormitorio per l’emergenza freddo. La precarietà della sistemazione, il dover lasciare il rifugio di mattina presto e farvi ritorno solo la sera per andare a letto, non aiuta certamente. L’essere fuori da qualsiasi progetto di vita, il non avere prospettive, annienta l’identità. I “confini” tra te e l’altro si confondono in un aggrovigliato gomitolo senza bandolo. Le tende in corso Matteotti davanti ai bei negozi del quadrilatero della moda sono un segnale tangibile del disperato tentativo di voler salvare la propria privacy, la propria identità. E qui, in queste strade in cui siamo abituati a vedere russi e giapponesi fare shopping sfrenato entrando e uscendo carichi di borse, felici come bambini, si ripara di notte la più varia umanità. La provenienza si confonde, non sembra avere molto peso: italiani ed egiziani, pakistani e romeni, persino un inglese in fuga in bicicletta, tutti sono accomunati dalla stessa sorte. Anche se le storie sono tutte diverse, il risultato non cambia. Ricucire i brandelli di vita, ritrovarsi settimana dopo settimana con i volontari del Drago verde e di altri centri, li aiuta a riconoscere l’altro, a conoscerlo e a ricostruire la propria identità. Il confine tra te e l’altro in questo caso è una salvezza. Va ricostruito, raccontandosi.

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