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Il Naga si racconta – La carovana del Naga

Dal 1987 il viaggio del Naga continua

Uno studio medico a metà degli anni ’80. Tra i pazienti che gravitano all’interno, anche famiglie rom animano l’ambiente. Escluse da tutto, ma non fra quelle mura, non da quel medico. Italo Siena. Da lì a poco un sogno, il suo sogno, prese vita, corpo e nome, nacque il Naga. La vicinanza al popolo rom è un tatuaggio che abbiamo sulla pelle da 35 anni, così con lo scoppio della guerra in Ucraina e a conoscenza delle forti discriminazioni che le persone rom subiscono, ci è sembrato naturale interrogarci su come  intervenire per opporci a questa situazione e denunciarne l’intollerabilità. La risposta è stata quella di ampliare il raggio di azione delle nostre unità di strada che già su Milano portano cure, assistenza e aiuto alle persone invisibili della città. Nasce così l’idea di organizzare una carovana che non solo possa portare aiuti di prima necessità, ma che azzeri la distanza fisica che esiste fra noi e la Moldova. Una meta non casuale ma pensata. Il paese più povero dell’Europa che sta affrontando una grandissima crisi umanitaria, accogliendo il maggior numero di persone in fuga: su una popolazione di neanche 2 milioni di abitanti, sono oltre 400.000 le persone arrivate dall’inizio della guerra. Tra le varie associazioni in loco abbiamo scelto di costruire un rapporto col Roma National Center for Moldova di Chișinău, che si occupa in particolare di dare supporto alle persone di origine rom che dall’Ucraina si sono rifugiate qui per sfuggire alla guerra. Queste persone si trovano qui perché negli altri paesi non sono state accolte, e proprio come troppo spesso accade in Italia, altrove non sono gradite; dal momento che anche in Ucraina le persone di origine rom vivono molto spesso in condizioni di estrema marginalità, molte di loro pur avendo la cittadinanza ucraina non hanno documenti, la Moldova è il solo paese che le ha lasciate entrare, e ora sono praticamente bloccate tra i suoi confini. Il carico è stato concordato prima della partenza in numerosi carteggi via mail con Nicolae, referente della National Center for Moldova, su cosa potesse servire. Farmaci e materiale medico su tutto. Ma anche prodotti igienici, carrozzelle, cibo conservabile, omogeneizzati, latte, vestiti. Due mesi di preparazione, recupero dei materiali, stoccaggio e rendicontazione. Finalmente l’otto giugno si parte. Senza cavalli né carri, un pullman, sei persone, una carovana in viaggio attraversando Slovenia, Ungheria, l’immensa Romania nei suoi Carpazi fino alla meta, Chisinau. Incontrando Nicolae, tutto si svolge in modo molto diverso da come ce lo eravamo immaginato: questioni burocratiche da sbrogliare per la donazione dei beni, decisioni difficili da prendere, pochissimo tempo per conoscersi, guardarsi negli occhi, parlare. Non c’è tempo: con i nostri vincoli di rientro in Italia, alla fine a Chișinău rimaniamo soltanto per 13 ore, incluso il tempo necessario per spostarsi, mangiare, dormire, prepararsi e fare la spesa per il lungo viaggio di ritorno. Tornati alla frontiera recuperiamo i farmaci che per questioni burocratiche non siamo riusciti a portare in Moldova. Passata la dogana ci fermiamo all’Infopoint della Croce Rossa che si trova poco distante, dove il giorno prima abbiamo conosciuto Alexandru, dell’associazione Mișcarea pentru Dezvoltarea Moldovei. Ci aspetta e alla quale abbiamo scelto di affidare i farmaci che raggiungeranno l’ospedale di Černivci in Ucraina. Il tempo di un abbraccio che racchiude tutto il valore del nostro esserci stati, emozioni senza parole. Il ritorno è un nastro che si avvolge, Carpazi, Ungheria, Slovenia, spezzato dalla cortesia del nostro padrone di casa per una notte, la sua grappa, il suo sorriso, le nostre chiacchiere sotto le stelle. Un Viaggio lungo cinque giorni, fra confini che vorremmo non esistessero e ogni volta che mostriamo i nostri documenti, con rammarico e rabbia ci rendiamo conto di quanto sia casuale nascere da una parte del mondo piuttosto che un’altra, senza merito, solo fortuna. Un viaggio che non termina domenica 12 giugno alle ore 23:00 davanti alla stazione di Lambrate, ma prosegue da 35 anni, da quel lontano 1987. Un viaggio, un sogno chiamato Naga.

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