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I Luoghi e le Persone – Affidiamoci alla provvidenza


Non di solo pane… ma molto altro perché una vita possa essere definita dignitosa


Affidiamoci alla provvidenza

In questi tempi bui in cui lo stesso più basilare ed elementare diritto come quello della richiesta di asilo è messo in forse dalla questura di Milano e, purtroppo, da molte altre questure in giro per l’Italia, tutta l’impalcatura di un sistema che già scricchiolava abbondantemente oggi sembra stare per precipitare. Come possiamo chiederci ogni giorno ormai da mesi a quali santi votarsi per fare sì che persone ferite da storie personali fatte di eventi dolorosi e persecutori possano essere accolte in modo degno? Come può bastare un letto in una camerata, accanto a molti altri letti, e null’altro? Entrata alle 21 e uscita alla mattina alle 8. Niente più di questo.

Il luogo è una vecchia cascina. Siamo a Milano ma si respira un’aria di campagna. D’altronde i dormitori un tempo erano stalle per le mucche. Le greppie servono alle persone ospiti la notte per poggiare i loro sacchi e le loro borse. Due le persone che gestiscono questo dormitorio per uomini e donne. Gli ospiti sono una novantina. E ora il Comune di Milano chiede un ampliamento. Vuole che ne prendano ancora di più. È ormai un rifugio conosciuto in città, aperto diversi anni fa da fratel Ettore e un gruppo di laici e laiche decisi a consacrare la propria vita a Dio e ad aiutare chi ha bisogno. Si affidano alla “provvidenza” e, come dice una “sorella” che abita lì con la comunità insieme ai quasi 90 ospiti, grazie a essa, hanno sempre trovato persone che gli hanno dato una mano.  Laura, questo il suo nome, è una donna di grandissima energia e di una fede incrollabile nella provvidenza. Solo così può riuscire a gestire quotidianamente da anni le situazioni più disparate e difficili. Persone malate, stanche, affrante, piegate dalle avversità, disturbate da spiriti e fantasmi, spesso con problemi di dipendenza o psichiatrici. Tra questi è riuscita a trovare chi le ha dato una mano senza volere nulla in cambio. Naturalmente in questa situazione non potrebbe tenere aperta l’accoglienza 24 ore su 24, sarebbe impossibile. Dalle istituzioni non si aspettano nulla e neppure lo vorrebbero.

Quello che colpisce è che le istituzioni, che non riescono a garantire un’accoglienza per i numerosi richiedenti asilo che dopo giornate interminabili all’addiaccio sono riusciti a fare la mitica domanda in via Cagni, bussano alla loro porta per chiedere ancora una volta aiuto.

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