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I Luoghi e le Persone – Il valore di un oggetto


La metafora del volontariato: solo un sottile diaframma ci separa dall’altro, non è facile abbattere quel vetro. Si crepa ma rimane ancora in piedi.


Il valore di un oggetto

Tutto ciò che ci circonda ci restituisce un senso di appartenenza dal quale non riusciamo a fuggire. Così per molte di noi. “Vorrei tanto andarmene”, ci diciamo spesso tra noi volontarie, vorremmo essere altrove, estranee al contorno che ci avvolge. Cerchiamo l’estraneità. Ci fa pensare alla leggerezza. Paradossalmente i nostri ospiti cercano invece l’appartenenza. Un luogo, un oggetto che possa farli sentire a casa. Non hanno più nulla. Basta poco: un paio di scarpe, un maglione, un cappello, una sciarpa. Cercano spazi certi, volti familiari, muovendosi con destrezza tra un prima e un dopo che per noi sarebbero molto più disorientanti. Chi non li trova, chi non ce la fa, si chiude in un suo modo immaginario da dove fa raramente capolino, con un vago sorriso.

“Perché non vuoi accettare un posto in un Sai a Xy?”, “Non è a Milano ma è a solo un’ora di metro dal centro di Milano”. “Possibile che non capisci che è un’opportunità unica per te e il tuo futuro?”… No. Chi non capisce sono io che non mi sono messa nei tuoi panni e che faccio fatica a immaginare come sia possibile che proprio tu che vieni dalla Birmania e sei arrivato qui con un viaggio di mesi, se non di anni, e incredibili vicissitudini, non accetti di stare a 20 km da Milano.

E quella passione per le scarpe. Ogni volta che ne mettevamo un paio su un tavolo, eri proprio tu il primo a prenderle se erano della tua misura. Facevi anche fatica a calzarle, spingevi, strizzavi il tuo piede dentro improbabili scarpe non della tua misura! Non c’era stagione, fredda o calda che contasse qualcosa. Qualsiasi modello andava bene in qualsiasi periodo dell’anno.

Ti riempivi le tasche di biscotti e mettevi montagne di zucchero nel tè. “Troppo zucchero ti fa male”, ti ammoniva la volontaria di turno. Ma tu sorridevi e continuare a far crescere la montagna di zucchero.

Inutile spiegare oltre. Tutto improvvisamente diventa chiaro. Basta squarciare il velo che abbiamo davanti agli occhi. Basta cambiare dimensione.

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