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I luoghi e le Persone – Dagli sgomberi alle occupazioni

Ecco cosa ci si apre davanti, entrando in una capanna di fortuna.
Rivestimenti fiorati, un’immagine sacra, un letto.
Nell’intimità nulla è lasciato al caso, nulla è trascurato.

Le nostre visite continuano. Sempre più di frequente ci arrivano segnalazioni di persone avvistate sotto dei cavalcavia, o nei parchi, vicino a dei Centri di accoglienza dove erano ospitate prima di essere mandate via per mancato ottenimento di una qualsiasi protezione, o, ancora peggio, e sono i casi più frequenti, dopo aver ottenuto il riconoscimento. Si sparpagliano in piccole tende o, i più bravi manualmente, in rifugi di fortuna costruiti con le loro mani. O prima o poi, più prima che poi, arriva lo sgombero, prassi ormai consolidata e abituale, messa in atto dal Comune di Milano di concerto con la Prefettura, per ridare ordine e decoro al verde urbano o per mettere in sicurezza quartieri residenziali. O, ancora per dare spazio a nuovi centri commerciali. Le persone, come birilli, rotolano via in cerca di un nuovo riparo.

C’è chi si muove all’interno di un’organizzazione, abusiva anch’essa naturalmente, ma nella sua illegalità, perfettamente organizzata. Esperienza questa, molto interessante per chi la sperimenta, perché in qualche modo ricorda i tempi delle comuni, tempi lontani che gli attuali protagonisti di queste nuove comuni non conoscono di certo. Sono vecchi edifici abbandonati da anni che divengono insediamenti informali per richiedenti o beneficiari di protezione, in attesa di un posto nel tanto agognato, ma sempre più lontano Sprar.

Ecco, un grande edificio su due piani, con una fisionomia tipica da scuola o ufficio. Dopo anni di abbandono e incuria, arriva un gruppo di giovani che, coinvolgendo anche stranieri in cerca di un tetto, organizza una gestione degli spazi, autonoma e ben regolata. Ingressi e partenze, divisione delle stanze, spazi comuni, docce e bagni, tutto viene gestito dagli “inquilini” in collaborazione con coloro che si sono assunti il ruolo di responsabili della struttura. Il regolamento della “casa” deve essere seguito alla lettera per evitare conflitti tra i “condomini”. In questo microcosmo si intessono più facilmente relazioni, si creano legami forti, alleanze. I problemi vengono discussi in assemblea e chi si trova in difficoltà spesso trova qui supporto. Nulla è semplice, ma il tentativo di occupare e autogestirsi è sicuramente una delle strade percorribili per evitare di dormire sotto un ponte.

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