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I luoghi e le Persone – La resilienza

Quanti sono i senza fissa dimora a Milano? Impossibile contarli, proprio perché molti di loro si rendono volutamente “invisibili”.

Sembra totalmente paradossale, ma in una città come Milano, considerata la più ricca e avanzata d’Italia, e, insieme alla Lombardia, una delle aree economiche più floride d’Europa, dove vengono costruiti grattacieli avvenieristici e splendidi quartieri residenziali, il numero dei senza tetto, aumenta di giorno in giorno. L’emergenza freddo è ormai totalmente fuori controllo. Inspiegabilmente centri che prima fungevano da dormitori per chi si trovava in difficoltà, vengono chiusi per lavori di restauro, assolutamente necessari da anni, ma senza dare alternative alle decine di ospiti che finiscono per strada.
Ed è proprio alla ricerca di chi da quel dormitorio era stato costretto a uscire che alcuni di noi si sono mossi.

Sottopassaggi dove gente frettolosa corre a prendere il treno per andare al lavoro, sotto gli occhi di tutti, ma visibili solo da occhi esperti, troviamo tracce degli ospiti abbandonati a se stessi. Cartoni infilati tra le tubature e il muro in un angolo del sottopasso, ci indicano sicuramente la presenza notturna di una decina di loro. Così in tutti i passaggi sotterranei della zona e sotto le pensiline di una mega stazione ferroviaria locale, altre decine. In superficie a fare da vedetta a una di queste postazioni sotterranee una coppia di latino americani piuttosto giovani e un asiatico. Il mix, un tempo decisamente raro, oggi è divenuto realtà. I numerosi salvadoregni e i meno numerosi peruviani trovano riparo insieme ad afghani e africani, in una sorta di patto di sopravvivenza che tutti unisce.

Chissà, mi chiedo, se questo mix, sempre più folto, di diseredati provenienti da tutti i continenti, possa o prima o poi diventare esplosivo. E in qualche modo lo auspico, perché il risveglio del buon senso, prima ancora di quello delle coscienze, sta tardando troppo ad arrivare…

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