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Intervista – Intervista a un operatore di un Siproimi (ex SPRAR) milanese

La testimonianza da un centro  

Cosa sta succedendo in questi giorni di emergenza corona virus?

Fino a prima che uscisse il decreto dell’8 marzo tutti, compresi noi operatori, avevamo sottovalutato la questione, e quindi  non erano stata presa alcuna misura. Dal 10 marzo il clima è cambiato. Improvvisamente ci è stato detto di evitare di essere più di 2 operatori in turno contemporaneamente e il coordinatore è stato autorizzato allo smart working  tre giorni su cinque. Da quel giorno sono stati sospesi i colloqui con gli ospiti se non urgenti.

State informando gli ospiti sui pericoli che corrono e quali misure protettive e di prevenzione adottare?

Per quanto possibile diamo informazioni ma rimane difficile farle rispettare. Oltretutto gli ospiti non si rendono conto della gravità della situazione. Continuano a volere uscire dal centro (anche senza motivi validi), non rispettano l’indicazione di mantenere le distanze tra loro o con le persone fuori. Noi operatori cerchiamo di controllare il movimento di entrata e uscita dal centro, ribadendo le motivazioni che ci sono nell’autocertificazione, ma con fatica. Gli ospiti non ascoltano, sembrano non interessati a questa problematica. Abbiamo sospeso le visite di ospiti esterni al centro, ma le persone si lamentano. Alcuni dormono fuori la notte nonostante gli sia stato spiegato che ciò non è possibile in questo momento. Gli ospiti non si sono preoccupati e neppure lamentati del fatto che le condizioni nel centro comunque non permettono di rispettare le indicazioni. Infatti le stanze sono piccole e sovraffollate, mancano dispositivi per proteggersi, gli spazi comuni non sono grandi a sufficienza per garantire la distanza tra le persone.

Come state organizzando i vostri turni di lavoro?

In autonomia, noi operatori ci siamo organizzati su turni giornalieri da 10 ore in modo da coprire l’intera giornata (dalle 9 alle 19) evitando di doverci recare sul posto tutti i giorni.

Avete ricevuto il materiale necessario per la sicurezza?

A metà settimana abbiamo ricevuto 100 mascherine monouso (stoffa che non filtra, durata di 1 ora, massimo 1 ora e mezza), amuchina e guanti sia per gli ospiti che per noi operatori. Purtroppo non sono abbastanza per tutti – considerato che le mascherine sono monouso e vanno cambiate di frequente – quindi non sono state distribuite a tappeto, ma gli ospiti sono stati informati che possono ritirarle chiedendole in ufficio. Più volte abbiamo sollecitato l’associazione per avere più materiale e di migliore qualità. Ci viene risposto immancabilmente che arriverà tutto, ma per ora non è arrivato nulla. Venerdì pomeriggio (13 marzo) le mascherine stavano già finendo, l’ordine che sarebbe dovuto arrivare in giornata non è arrivato. Siamo in un bunker, totalmente soli, non supportati.

Siete molto preoccupati di questa situazione. Come pensate possa evolvere?

Secondo noi, quando ci sarà maggiore consapevolezza da parte degli ospiti dei rischi che stanno tutti correndo, la situazione scoppierà. Quando tutti gli ospiti si ritroveranno a passare giornate intere insieme nel centro, col nervosismo in aumento, inevitabilmente la tensione salirà, si moltiplicheranno gli scontri tra loro e con gli operatori. Sta diventando una bomba a orologeria, che fra poco scoppierà.

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