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I Luoghi e le Persone – Gli spettri della città

Frammenti di vita.

Il rischio di cadere nello sconforto per l’inutilità delle nostre azioni è in questo periodo sempre in agguato. Il paradosso, chiamiamolo così, dei senza fissa dimora, di questi tempi ci accompagna quotidianamente. Quante sono le persone che vengono ai nostri sportelli chiedendo un posto dove stare!  Tante, troppe. Una di queste, da più di un anno ospite fisso del Naga Har, aveva addirittura passato tutto il primo lockdown accampato nel prato antistante l’ingresso della nostra sede. Talvolta lo avevamo incrociato, quando, contravvenendo alle regole, correvamo ad attaccare dei cartelli di avviso per chi venisse a cercarci in quel periodo, lasciando il numero di telefono del nostro sportello remoto e rimandando di mese in mese la tanto auspicata riapertura. Ripetute segnalazioni a chi pensavamo fossero gli uffici competenti, in quel periodo cadevano regolarmente nel vuoto. Intanto dalla parte antistante il nostro ingresso, il ragazzo si era spostato sotto un grande arco del grosso cavalcavia vicino. Lì la scuola elementare e media adiacente alla nostra sede stava stipando, durante l’estate, i banchi e le sedie in sovrappiù per allestire le aule in vista del rientro degli alunni nelle varie classi. Era riuscito a mimetizzarsi abbastanza bene e, assentandosi per procurarsi il sacchetto del vitto, tornava lì per passarci parte della giornata e la notte. La temperatura mite aiutava in quel periodo. Difficile parlargli, non solo per la mancanza di una lingua comune, ma soprattutto per le sue condizioni psicologiche sempre più fragili e confuse.

Nell’imminenza dell’apertura scolastica, scopriamo che aveva lasciato la volta del cavalcavia per rifugiarsi nel locale caldaia della scuola, intrufolandosi da una delle sue finestre leggermente aperta. L’idea previdente era di organizzarsi un giaciglio accanto all’enorme caldaia della scuola per ripararsi dal freddo imminente o quasi. Le nostre richieste alle autorità competenti erano diventate continue, giorno dopo giorno le segnalazioni si facevano sempre più insistenti. La sua presenza in quel locale era da considerarsi assolutamente rischiosa. Anche il personale della scuola aveva scoperto la sua esistenza. Dopo settimane di scambi di mail, finalmente il nostro amico ha trovato chi si facesse carico di lui. Difficile non rimanere colpiti da come individui in grado di intendere e di volere, in buone condizioni, nell’arco di lunghi mesi di totale abbandono si trasformino in persone gravemente debilitate, più che nel fisico, nella psiche. Confuse, con manie persecutorie, troppo spaventate anche solo per riuscire ad accettare una mano tesa, un minimo aiuto…

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