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Fuorivista 2025 – n 33 – Senza cura non è accoglienza

N.33 / GIUGNO 2025


Senza cura non è accoglienza

Parlare di accoglienza è facile. È facile nei discorsi, nei convegni, nelle dichiarazioni d’intenti. È più difficile, invece, quando l’accoglienza si misura con i corpi vivi, con le ferite invisibili e i silenzi ostinati di chi ha attraversato l’inferno per cercare un altrove possibile…

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Il ballerino di lap dance

Mi stupisco sempre di come sia facile parlare di capacità di accogliere e di sospensione del giudizio, di approccio empatico, di apertura nei confronti della diversità. Di come mi riempio la bocca con tante parole, contro il razzismo, la rigidezza, il moralismo…

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Non posso dormire dentro, ma posso , forse, accamparmi al ridosso di questo luogo di pace, cercando di farmi contagiare…


Il Gruppo Psicologhe

L’assistenza sanitaria che offriamo non si esaurisce nella cura del corpo. Il contatto quotidiano e diretto con le cittadine e i cittadini stranieri ha reso evidente la necessità di strutturare un servizio di consulenze psicologiche all’interno del Naga. Nel servizio sono impegnati circa otto psicologhe e psicologi volontari che attuano una presa in carico congiunta con il personale sanitario in caso di patologia psichiatrica…

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Un sistema che “cura” prendendosi cura

Video intervista a Valter Tanghetti
Etnopsicologo, Cooperativa sociale “Il Mosaico”

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Un libro, un film, un profilo da seguire

AUTO-ETNOGRAFIA DELL’ACCOGLIENZA
Lavorare nei servizi per richiedenti asilo e rifugiati
di Davide Biffi
Edizioni Junior, 2025

L’altro volto della speranza
di Aki Kaurismäki
Finlandia 2017, 98′

@paolacaridi_
Profilo Instagram di Paola Caridi, giornalista e storica, ha vissuto a lungo in Medio Oriente e ha scritto opere come Hamas.


Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Emilia Bitossi, Maria Cuomo, Davide Fracasso, Marta Pepe, il gruppo Psicologhe del Naga, la segreteria del Naga. Un grazie speciale a David Rickard.

Foto: David Rickard, tratta da ‘Limbo’ (2024), opera commissionata dal Royal College of Art, UK, Curating Contemporary Art per la mostra ”Controlled Encounter”.
Limbo è “un luogo o uno stato di oblio in cui le persone o le cose vengono considerate come relegate quando messe da parte, dimenticate, passate o superate”. L’opera utilizza barriere retrattili per controllare lo spazio. Impresse con citazioni di persone richiedenti asilo e rifugiate, tratte dallo studio “Loss, Grief, and Growth” di Steve Taylor e colleghi, le barriere riproducono la banale architettura dei meccanismi di controllo istituzionali e le loro conseguenze sulla vita delle persone. Riposizionando le barriere, la convenzionale staticità dello spazio viene sconvolta da una rete di controllo che riflette l’incertezza dei sistemi di attesa, delle code fisiche come dei sistemi istituzionali.

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